Peter Pan non voleva crescere, l’idea di diventare grande ed assumersi le proprie responsabilità, lo spaventava talmente tanto che decise di rimanere bambino e di non entrare mai a far parte del mondo degli adulti.
Allo stesso modo, sembra che, oggi, nelle società Occidentali, molti individui, soprattutto di sesso maschile, abbiamo questa stessa tendenza, e ciò li porta a diventare indipendenti, da un punto di vista sia economico che emotivo, in tempi più lunghi rispetto a quelli previsti con inevitabili ripercussioni nella società: si osservano, quindi, lavoratori sempre più precari, genitori meno giovani e legami affettivi più instabili.
Tale condizione, sebbene non sia riconosciuta come patologia vera e propria, è comunemente nota con il nome di “Sindrome di Peter Pan”.
Il primo ad occuparsene in termini psicologici è stato Dan Kiley, psicologo americano che, nel 1983, scrisse un’opera intitolata “The Peter Pan Sindrome”nella quale spiegava come, secondo lui, tale situazione fosse determinata da una sorta di trauma che provoca un blocco nella vita emotiva del soggetto quando egli è ancora un bambino.
Se lo sviluppo intellettivo procede in modo normale, la personalità resta bloccata al periodo infantile, sebbene il disturbo vero e proprio è osservabile solo in età adulta quando, per l’individuo, diventa impossibile assumersi le proprie responsabilità.
Secondo Kiley, le radici della problematica devono essere ricercate nella primissima infanzia.
In particolare, alla base di questa condizione, potrebbe esserci una carenza affettiva da parte dei genitori nei primi anni di vita del bambino che, una volta adulto, lo spinge a percepirsi indifeso di fronte al mondo e angosciato dagli ostacoli che, appunto, farà di tutto per evitare.
Lo stesso autore, ha individuato la presenza di 7 tratti caratteristici del disturbo: paralisi emotiva (blocco delle emozioni), procrastinazione (tendenza a rimandare gli impegni a momenti successivi), impotenza sociale (incapacità di stabilire legami solidi e sinceri), potere magico del pensiero (tendenza a evadere da ogni responsabilità, facendo riferimento alla fede nei confronti della “magia mentale”), rapporto conflittuale con la madre (rapporto di amore-odio), rapporto problematico con il padre, problemi sessuali.

Ma perché Peter Pan non vuole crescere?

Contrariamente da quanto emerge da un’analisi superficiale, Peter Pan è un bambino molto triste, percepisce, intorno a sé, un mondo ostile che lo spaventa e ciò lo fa sentire imprigionato nell’abisso dell’uomo che non vuole diventare e del bambino che non può continuare ad essere.
Ciò è molto simile a quello che accade ai ragazzi di oggi, che vivono una realtà carica di conflitti e tensioni e l’unico mezzo che credono di avere a disposizione per affrontarla, è scappare dalla realtà e rifiutarsi, quindi, di crescere.
Molti di loro, nel processo di crescita, riescono ad affrontare e superare serenamente tale situazione, ma per altri ciò risulta impossibile e conduce alla formazione di alcuni sintomi che, secondo Kiley, sono il preludio allo sviluppo della problematica, in particolare: irresponsabilità, ansia, senso di solitudine, conflitto sul ruolo sessuale, narcisismo, sciovinismo.
Proprio il Narcisismo, disturbo di personalità caratterizzato prevalentemente da necessità di ammirazione e mancanza di empatia, è un quadro patologico che presenta molte caratteristiche comuni con chi soffre di Sindrome di Peter Pan.
Sebbene i Narcisisti siano caratterizzati da un’idea grandiosa di se stessi, in realtà sono molto vulnerabili alle critiche e questo li spinge ad una disperata ricerca di amore e approvazione e, quando questa viene meno, l’autostima precipita in modo vertiginoso, determinando una forte autocritica.
Lo stesso Kiley aveva individuato come tale sintomo avesse un ruolo importante nell’evolvere della Sindrome in quanto, la ricerca sfrenata della perfezione è un importante tratto presente in entrambe le sintomatologie e fortemente correlato al livello di insicurezza del soggetto.
Entrambi i disturbi, salvo rare eccezioni, sono presenti quasi esclusivamente tra gli uomini e sono tipici di società Occidentali che sono fortemente improntate su valori narcisistici.
Il terrore di invecchiare, tipico del disturbo Narcisistico, è una paura condivisa anche da chi soffre di Sindrome di Peter Pan ed è proprio per questo che va a ricercare la giovinezza perduta negli atteggiamenti, nei modi di vivere e comportarsi.
Sia nella Sindrome di Peter Pan che nel Narcisismo l’insicurezza determina grandi difficoltà nello stabilire e nel mantenere legami sia amichevoli che intimi: ciò spinge il soggetto affetto da SPP a ricercare tentativi estremi di integrazione e il Narcisista a trattare gli altri come esseri inferiori per paura di non essere accettato.
Entrambi vivono negativamente la sessualità, caratterizzata da aspettative eccezionali che conducono frequentemente a problematiche legate alla prestazione.
Al di là dell’importanza legata alle influenze culturali (non è un caso se entrambe queste problematiche sono estremamente diffuse in occidente e quasi totalmente assenti in oriente), è importante focalizzare l’attenzione sui primi anni dell’infanzia e osservare come entrambe le patologie in oggetto abbiano a che fare con un bambino che va alla continua ricerca di risposte da parte di chi si prende cura di lui, risposte di amore, di comprensione e contatto che generalmente vengono a mancare e determinano un senso di incertezza relativo sia a se stessi che al proprio valore portando allo sviluppo di due diverse risposte che sono, però, allo stesso tempo, anche piuttosto simili.
Così, se chi soffre di Sindrome di Peter Pan, sviluppa un’inclinazione a percepirsi debole e vulnerabile rispetto al mondo, il paziente narcisista si crea una corazza difensiva al fine di nascondere la propria debolezza mostrandosi, agli occhi degli altri, superiore arrogante e aggressivo.




Immagine tratta da: cuoredimagliablog.blogspot.it