In questo libro, Gregorio Loverso propone alcune ipotesi psicoanalitiche originali e innovative partendo dall’apparato mitologico del dio greco dell’amore. Da Platone a Freud, e da tutta la cultura occidentale, abbiamo appreso che Eros è il dio che unisce. Però Eros non è solo il dio che stabilisce legami, il dio con le ali, munito di arco e frecce, cioè il figlio di Afrodite. Esiodo ci racconta anche di un Eros primordiale, la cui funzione è diametralmente opposta a quella di Eros
giovinetto. Infatti, Eros primordiale svolge funzioni separative, disgiuntive e differenziative. E di conseguenza, trattandosi della stessa persona divina, Eros è un dio che unisce e allo stesso tempo separa. Un dio che parla doppio.
Attraverso un’approfondita analisi, Loverso arriva a dire che Eros è un dio quadrifronte più che bifronte, perché appare come l’artefice di quattro funzioni fondamentali e fondanti: funzione separativo-espulsiva, funzione di relazione con l’oggetto, funzione differenziativa e funzione integrativa. Le prime due funzioni stabiliscono una naturale continuità tra la teoria freudiana delle pulsioni e la teoria delle relazioni oggettuali; la seconda e la terza si costituiscono come processo organizzativo del Sé. Da questi concetti si evince come lo sforzo dell’Autore sia stato anche quello di abbozzare un naturale collegamento tra la psicoanalisi delle origini e la psicoanalisi contemporanea, riconducendolo nella cornice di riferimento dell’apparato mitologico di Eros, uno dei temi cari al fondatore della psicoanalisi.
L’Eros separativo ha imposto anche una rivisitazione e un aggiustamento della freudiana coppia di opposti pulsioni di vita/pusioni di morte, avendo queste ultime la funzione di dissolvere i legami per riconsegnare la vita al mondo inorganico. Qui, Loverso ha elaborato una revisione davvero originale e a nostro avviso efficace: nel territorio delle pulsioni di vita, le due forme di Eros, separativa e unitiva, sono articolate funzionalmente, dando origine all’integrazione dell’eterogeneo; viceversa, nel territorio delle pulsioni di morte, le due forme di Eros, sganciate
l’una dall’altra, si ritirano nelle rispettive polarità, dove si estremizzano nelle fissità unitive e nelle rigidità separative, dando origine all’omogeneo, cioè alla coesistenza dell’estremamente separato e dell’estremamente unito.
Questo significa anche che la distruttività è una conseguenza estrema della non articolazione funzionale delle due forme di Eros. Ed è inutile aggiungere che le dinamiche in atto nel territorio di Thanatos sono le stesse del narcisismo patologico e distruttivo, dove l’estremamente unito fa il paio con l’estremamente separato.
Loverso pone il processo differenziativo/integrativo anche come continuità anamorfica somatopsichica, formulando interessanti ipotesi riguardo all’annosa questione corpo-mente, al problema della coscienza in psicoanalisi e alla teoria della mente.
Infine, sempre alla luce dei due volti di Eros, l’Autore affronta il tema dell’amore di sé e dell’amore del prossimo, riproposto ultimamente in chiave etico-politica da Eugenio Scalfari, e brevemente l’ipotesi del conflitto costruttivo, riproposta da Massimo Cacciari sempre in chiave etico-politica. Infatti, l’amore di sé e l’amore del prossimo, cui fa riferimento Scalfari, debbono potersi articolare in un conflitto costruttivo, pena la loro riduzione a uno. La loro riduzione a uno, nel fallimento dialettico delle due forme di amore, inaugura la dimensione del narcisismo patologico e distruttivo, perché, come dice André Green, “il narcisismo è la cancellazione della traccia dell’Altro nel desiderio dell’Uno”.

Enrico Maria Roversi