Il focus del mio articolo è la valutazione esterna degli apprendimenti degli alunni. Si sottolinea l’importanza di un sistema di valutazione nazionale ai fini di un’istruzione di qualità, tenendo conto anche dell’impegno che i paesi europei hanno preso nel 2000 in occasione della strategia di Lisbona (2000 programma di riforme economiche) che tra le priorità aveva inserito l’innovazione dei sistemi educativi.

L’investimento nell’istruzione e formazione è quindi un aspetto chiave del progresso economico e sociale. In Italia la somministrazione di prove standardizzate a livello nazionale avviene per le classi II e V della scuola primaria, la I della scuola secondaria di primo grado e la II della scuola secondaria di secondo grado. Le rilevazioni censuarie cioè somministrate a tutti gli allievi delle classi interessate sono confermate nei settori della lingua italiana e matematica. Molte critiche sono state rivolte all’Invalsi soprattutto per l’estraneità delle prove standardizzate e strutturate rispetto alle pratiche didattiche adottate. Così si assiste ad una corsa da parte delle insegnanti a lavorare in funzione della soluzione delle prove perdendo di vista che l’analisi critica delle prove e dei risultati possa offrire come ripensamento e innovazione della didattica. La presentazione delle tipologie di prove è riassunta nei quadri di riferimento strumento di lavoro nella fase preparatoria di elaborazione delle prove. Trattandosi di una valutazione con strumenti statistici può costituire occasione di riflessione sulle abilità e conoscenze acquisite dagli alunni- curricolo raggiunto – sulle scelte didattiche effettuate, e infine sull’ampiezza e coerenza del curriculum effettivamente svolto – curriculum effettivo. Riguardo al lingua italiana viene valutata la comprensione dei testi e la riflessione sulla lingua. Le prove prevedono accorgimenti specifici circa la scelta dei testi, per es. per le classi seconde primaria è previsto un solo testo narrativo , rispetto a due testi in V e I media. Anche riguardo la grammatica per la classe II primaria non c’è una valutazione a sé stante ma la capacità di riconoscere aspetti specifici come la capacità di riconoscere il rapporto di sinonimia e antinomia tra vocaboli.

Le insegnanti correggono le prove rispettando dei criteri precisi, registrano le risposte su un’apposita scheda fornita dall’INVALSI, che assegnerà il punteggio sulla base dei dati ricevuti dalle scuole. Ogni scuola ha la possibilità di accedere in modo riservato alla pagina web dell’INVALSI da cui poter scaricare i dati relativi ai risultati della propria realtà scolastica. I dati sono forniti alle scuole in sei livelli da quello molto basso a quello alto. Il primo dato fornito ad ogni scuola è il risultato medio complessivo in tutte le prove sostenute confrontato con la media regionale, di area e nazionale. Tanto più è basso l’indice di variabilità tra le classi sul totale tanto più omogenee sono le classi medesime in termini di risultati medi conseguiti.

Il quadro di riferimento per le rilevazioni delle informazioni sugli studenti, inoltre è importante perché consente di cogliere alcuni aspetti che incidono nel processo di apprendimento di un alunno (ambiente familiare, attività del tempo libero, atteggiamento ed opinioni nei confronti della scuola, la motivazione, il tipo di attribuzione nel caso di insuccesso e successo). Riflettere su questi dati, come riflettere sulle omissioni ad alcune domande presenti nelle prove (quelle a risposta aperta, o quelle relative a testi argomentativi, a quelle di ricostruzione del significato del testo e poi, per la matematica, la geometria e i processi che richiedono competenze di argomentazione), riflettere anche sul perché l’origine straniera degli alunni influenza gli apprendimenti in negativo …..è importante per capire se si tratta di omissioni per mancanza di tempo, per difficoltà a rielaborare per iscritto il processo mentale adoperato o per mancanza di comprensione dell’argomento. Studi incrociati sui risultati ottenuti possono essere utili per dare significato ai dati registrati.

È evidente un cammino difficile dell’Italia verso un sistema di valutazione nazionale efficace, trasparente e condiviso da tutti. Un ritardo italiano rispetto all’Europa dimostrato anche dai risultati internazionali che collocano gli alunni italiani delle scuole secondarie al di sotto della media europea, che evidenziano le disparità dei risultati tra alunni delle stesse scuole e differenze tra scuole nello stesso territorio. Di fronte a tale “debolezza valutativa”, c’è bisogno di riflettere ad ampio raggio sulle scelte politiche, sui provvedimenti scolastici attuati nel nostro paese e soprattutto bisogna gettare le basi per una vera cultura della valutazione. È necessario un percorso di ricerca azione sulle modalità valutative in uso, di riflessione sugli strumenti di valutazione attenti ai processi e non solo ai prodotti.

È vero l’Italia è in forte ritardo rispetto all’Europa per la mancanza di un sistema nazionale di valutazione condiviso, di un programma di valutazione di sistema nel complesso, di un sistema di valutazione delle singole unità scolastiche e del personale della scuola. Se la scuola è uno dei pilastri principali di un paese, è doveroso investire in tale direzione non solo dal punto di vista economico ma della valorizzazione delle risorse umane specializzate nel settore. Responsabilità e competenza sono necessari per un sistema di valutazione esterno valido, dalla valutazione delle singole scuole a quella degli attori che operano in essa. Pensiamo anche alle Indicazioni per il curricolo del 2007 e del 2012 in cui si parla delle responsabilità della valutazione che precede, accompagna e segue i percorsi curricolari. Inoltre assume una funzione formativa di accompagnamento dei processi di apprendimento e di stimolo al miglioramento continuo. Viene messa in risalto soprattutto la connessione tra valutazione interna e valutazione esterna dove quella interna mira ad una funzione formativa nell’ottica di migliorare il processo di apprendimento e quella esterna offre i risultati sul valore aggiunto delle scuole affinchè i sistemi di istruzione possano garantire la qualità per la formazione dei cittadini attivi e competenti, e per concludere, come sosteneva l’ex presidente Cipollone, restituisce consapevolezza agli studenti, alle scuole, alle famiglie e ai decisori politici. Spesso intorno alla valutazione degli apprendimenti delle prove INVALSI c’è un leggero fermento e disaccordo perché viene vissuta come pratica dall’alto. Tale reazione, credo, o almeno mi piace credere non sia dovuta al timore dei risultati o alla possibilità di un giudizio sul lavoro delle singole scuole, quanto alla poca chiarezza sullo scopo e sulla necessità di una valutazione esterna. O forse per la stretta dipendenza dell’Istituto al Ministero e il margine di autonomia molto ristretto, non solo per la definizione delle priorità quanto per la nomina del presidente dell’Istituto e dei membri del comitato direttivo. Unico obiettivo che accomuna i diversi momenti valutativi, quello interno e quello esterno è sicuramente la volontà di migliorare la qualità dell’istruzione.





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