Anoressia sentimentale

E se Leopardi anziché crogiolarsi in un ipotetico rifiuto avesse provato a lasciarsi amare?! Probabilmente non avrebbe scritto delle meravigliose liriche, ma, di certo, sarebbe stato più felice...
Mi è capitato di leggere un articolo di Marta Citacov a proposito del rifiuto dell’amore e, poichè, a mio avviso, è correlato in qualche modo alla limerenza ed alle pseudopatologie psico-affettive, mi sembrava il caso di soffermarci sul fenomeno, altresì dilagante.
L’analogia terminologica con il disturbo alimentare indica la medesima negazione delle proprie capacità e della vita stessa, questa volta nella relazione con l’altro, la costante precipitazione nel vortice abissale interiore a causa di un difficoltoso rapporto fra Io, Tu e Mondo.
Secondo la psicologa Maria Rita Parsi potremmo rilevare la radice del disturbo in una cattiva relazione con la madre o in un’infanzia povera di affettività, se vogliamo, in un attaccamento insicuro, profonda insicurezza del soggetto, incapacità di ricevere affetto e insanabile diffidenza nell’altro.
Non necessariamente però, al contrario di quanto riteniamo per l’anoressia alimentare, risulta essere una variabile sempre presente.
Alle volte potrebbe trattarsi unicamente di una scarsa capacità di gestione del dolore e di elaborazione di un antecedente lutto sentimentale, una ferita che sembra restare aperta tutta la vita.
Il Dott. Roberto Cavaliere ritiene che al pari dell’anoressia nervosa, la philofobia sia più diffusa fra il genere femminile; il quale pone anche agli antipodi di questa la bulimia sessuale come prettamente maschile (http://www.maldamore.it).
Ebbene nel XXI secolo non siamo così certi di poter sostenere tale ipotesi.
Al contrario, pensiamo che siano egualmente diffuse, quasi sempre compresenti, a prescindere dal genere, ed incarnino la forma d’amare più attuale.
Secondo Erikson, ci sono diversi modi di amare che evolvono e maturano di pari passo con la crescita della persona: dalla passione fisica, l’Eros narcisistico, all’amore maturo co.costruito.
Per il teorico dello sviluppo psicosociale, il compito più importante di ogni individuo nel suo percorso di vita è rappresentato dalla ricerca della propria identità personale. Occorre comprendere chi siamo, che cosa vogliamo, quali sono i nostri valori, le nostre credenze ed i nostri veri propositi nelle scelte di vita. L'identità è assunta dall'individuo superando i molteplici problemi dell'esistenza, definiti: crisi evolutive. Le crisi evolutive sono il risultato di una maturazione, in armonia con l'insieme delle attese che la società ha nei confronti dell'individuo; momento per momento, stadio dopo stadio. Ogni superamento consente il passaggio allo stadio successivo.
I problemi che la persona incontra e che non riesce a risolvere nel corso dello sviluppo si cumulano e si ripresentano nello stadio di sviluppo successivo. Il superamento più o meno completo delle varie fasi di sviluppo, la soluzione o non soluzione completa delle numerose crisi e dei problemi di identità, caratterizzano l'individuo nella sua interezza. Per ogni crisi evolutiva Erikson indica una felice riuscita e, in contrapposizione, prevede un possibile fallimento, con le sue conseguenze.
Pertanto alla luce della citata teoria, sembrerebbe che l’anoressia sentimentale, come quella alimentare, indichi essenzialmente il rifiuto del divenire adulti, la paura delle responsabilità, del cambiamento, che porta al mantenere fattezze e comportamenti peterpanici durante tutto l’arco di vita.
A questo punto pare doveroso rifarsi alle teorie di Zygmunt Bauman: un nuovo riferimento ad Amor liquido ed alla mercificazione dei rapporti e dei sentimenti.
L’essere umano di quest’epoca, in cui tutto scorre rapidamente, in cui non si è abituati a perdere tempo, in cui si è riluttanti verso tutto ciò che penetri l’involucro superficiale, in cui non c’è posto per nulla di “vecchio” e durevole, preferisce relazioni usa e getta, la quantità alla qualità, la scarsa disponibilità a mettersi in gioco.
Supportati dai social network, dove ciascuno è libero di mettersi in vetrina come meglio ritiene e, l’affetto, la stima e la fiducia vengono soppiantati da ordini da catalogo multimediale; difficilmente ci si ritroverà disposti a lasciarsi ferire, a metter da parte il proprio Ego per fare posto all’altro, a rinunciare ai propri capricci per vivere insieme.
Forse dovremmo far l’abitudine alla bulimia sessuale, al rifiuto dell’amore, all’oggettificazione dell’altro o alle relazioni “disposable”; dovremmo ringraziarci per aver saputo preservare intatta la nostra persona ed essere fieri della popolarità apparente... e tutto ciò acquisirebbe anche senso, se, quando tornassimo a casa non inorridissimo di fronte al tremendo vuoto che portiamo in grembo e non sprofondassimo trascinati dal peso della solitudine nonostante il frenetico ed affannoso tentativo di placarla con effimeri ed estemporanei pseudolegami...
Gli statunitensi lo definiscono black hole e l’unico modo di non essere risucchiati ed inaridire è trovare un partner disposto a donare un’incommensurabile quantità di amore con somma pazienza.
Immagine tratta da: laboratorioveg.altervista.org
di Chiara Traini [Leggi la sua biografia »] [Visita la sua tesi »] [Leggi i suoi articoli »]
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