La psicoterapia transgenerazionale o psicogenealogia vuol dimostrare l’ipotesi che è possibile credere all’esistenza di un inconscio che si trasmette lungo le generazioni.

L'esistenza di una trasmissione psichica inconscia tra generazioni é stata rilevata da Sigmund Freud, Carl Gustav Jung, Françoise Dolto, Jacob Levi Moreno, Nicolas Abraham e Maria Torok, Ivan Boszormenyi-Nagy, Siegfried Heinrich Foulkes, Maurizio Gasseau, Girolamo Lo Verso, ma é solo con Anne Ancelin Schützenberger che, includendo nei suoi lavori le ricerche di Josèphine Hilgard, si è potuto giungere ad una sintesi della teoria transgenerazionale attraverso un approccio sia teorico che pratico. Infatti la psicoanalista Schützenberger lavorando in particolare con malati affetti da tumore, ha ricercato nella storia dei suoi pazienti, nell’inconscio familiare, l’esistenza di “legami transgenerazionali”. Utilizza il concetto di co-inconscio per comprendere i “compiti non finiti” cioè quelle catene di traumi, dolori e ferite dell’animo umano, che si perpetuano nelle famiglie, finché il loro significato non viene chiarito. Essi costituiscono i legami di lealtà invisibili, sono legami di natura psicologica verso persone appartenenti a generazioni precedenti con le quali persistono situazioni non concluse, non dette o eventi traumatici indicibili. Le generazioni successive tenderanno a ripetere il copione della vita di queste persone o familiari, reiterando inconsciamente il medesimo modello, senza conoscere il trauma originale, molto spesso un segreto di famiglia. E’ in questo contesto che si verificano sincronie di date, coincidenze di eventi, ripetizioni d’incidenti, di morti. Queste ripetizioni di eventi, coincidenze di date, vengono ascritte da Anne Ancelin Schützenberger alla “Sindrome da anniversario”.

La psicoanalista con l’ausilio del “genosociogramma”, schematizza i legami familiari, le grandi tappe del ciclo di vita della famiglia, cercando di far acquisire al cliente, la consapevolezza dell’esistenza di un legame forte, ma inconsapevole, con la storia della sua famiglia e dei conseguenti legami di lealtà invisibili. Così l’individuo si libera dalla ripetizione compulsiva di modelli relazionali acquisiti inconsciamente e si apre ad una possibilità autentica di vivere la propria vita, libero dal passato. Utilizza due tecniche per l’interpretazione del genosociogramma: la sociometria grafica, che porta alla costruzione di sociogrammi cioè di diagrammi dell’atomo sociale dell’individuo; e quella dello psicodramma, che si avvale della sociometria d'azione, che porta ad una rappresentazione scenica dell’atomo sociale, della persona in difficoltà. All'interno del gruppo di psicodramma, il soggetto protagonista è al centro geometrico del palcoscenico e gli altri membri del gruppo vengono da lui collocati nello spazio ed assumono l'atteggiamento, la postura e le parole loro indicate dallo stesso soggetto. L'atomo sociale è l'unità sociale non ulteriormente divisibile a cui un individuo partecipa per soddisfare il proprio bisogno di espansione affettiva. Può trattarsi della famiglia, dell'ambiente di lavoro, del club sportivo, del gruppo parrocchiale, degli amici del week-end, e così via. Si può dire che un atomo sociale può essere considerato come una struttura significativa per un dato individuo, quando fra questi e le altre persone presenti nella stessa unità sociale, si sono stabilite relazioni emozionali reciproche. La psicogenealogia, attraverso l’utilizzo di queste tecniche persegue il suo obiettivo primario, cioè individuare e quindi sciogliere gli invisibili legami di lealtà familiari ed i copioni lasciati da generazioni precedenti, rendendoli espliciti e liberando l’energia psichica in essi intrappolata. Ma, ancora oggi, non sono stati scoperti i meccanismi attraverso i quali avviene la trasmissione transgenerazionale, si sa solo per certo che la generazione di un nuovo individuo biologico scaturisce dal collegamento tra due. La genetica classica ha dimostrato che tramite un processo denominato “meiosi”, il DNA di un individuo si fonde con quello di un altro individuo facendo emergerne un terzo, che non è né l’uno né l’altro, ma qualcosa che li vede ricombinati entrambi in una nuova unità che porterà alla formazione del DNA di un nuovo individuo.(1)

In conclusione, nell’attesa di risposte sicure scientificamente testate, al quesito di come avviene la trasmissione transgenerazionale, possiamo asserire con certezza l’esistenza dei sintomi della “Sindrome da anniversario” nell’individuo, basandoci sui risultati dei lavori statistici e sulle numerose conferme cliniche.
Qualche cosa di vero esiste… il passato può realmente condizionare la vita di ognuno di noi. La comprensione dei legami familiari e sociali dell’individuo in difficoltà, rivestono un’importanza strategica per tutti i professionisti che considerano la “persona” nella sua totalità psicofisica. Per cui miti, segreti e triangolazioni familiari, devono essere esplicitati ed elaborati, per giungere ad una consapevolezza condivisa, tra i membri del gruppo, che il problema riguarda non solo la persona in difficoltà, ma riguarda tutta la famiglia.
In una prospettiva multipersonale, il prendersi cura, consiste nel prendersi cura delle relazioni del soggetto(2), attraverso un feed-back atto ad accrescere le probabilità che le persone si sentano in grado di fare (empowerment). Questo provoca uno stato psicologico nella persona molto importante, perché permette all’individuo di credere in se stesso e di attivare inconsciamente le sue capacità d’azione e di liberarsi dalle catene invisibili ed essere padrone della propria esistenza.

(1) Cfr Fabio Folgheraiter, Teoria e metodologia del servizio sociale. la prospettiva di rete,Franco Angeli,Milano,2007, pag.203
(2) Cit. G. Lo Coco, G. Lo Verso, La cura relazionale. Disturbo psichico e guarigione nelle terapie di gruppo, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2006,pag 9