Sempre più complicata risulta essere, oggigiorno, la relazione che lega genitori e figli.
“La modernità liquida”(1) invocata da più parti si riversa nei molteplici aspetti delle nostre vite e ancor più nei legami affettivi, facendo sommergere la crisi dei valori e dei ruoli che caratterizza i tempi moderni.
In questa situazione risulterebbe facile scagliare i dardi delle responsabilità reciprocamente, ma di certo questo non aiuterebbe la focalizzazione delle vere cause, né tantomeno aiuterebbe la ricerca della “cura” più idonea.
Parte dal tessuto sociale, si ramifica attraverso il nostro agito personale e privato e ricade, pertanto, nelle relazioni interpersonali una sorta di incertezza, di confusione, di diffidenza, nei riguardi del possesso di un ruolo che non ammetta deiezioni(2) né compromessi…
Per dirla in termini semplici: fare il padre o la madre, il nonno e la nonna, senza necessariamente fare altro, senza necessariamente immedesimarsi in ruoli diversi: amico/a, compagno/a di avventure, confidente, senza abbassare il livello… sembra proprio diventata un “mission impossible”, a meno di vedersi bollati come “antichi- vecchi- out- pre (da preistorico) ecc…
Così, sempre più frequentemente, si vedono volti di genitori spauriti, nonni in evidente difficoltà, alle prese con nipotini che li guardano come se provenissero da altri pianeti e schiere di infanti, adolescenti e giovani sempre più destabilizzati, all’affannosa ricerca di un “punto di riferimento”, che gli restituisca un po’ di serenità, che li faccia sentire accolti e compresi, magari anche solo per un attimo, anche solo per uno di quei “no che aiutano a crescere”(3), quei “no” che soprattutto davano la sensazione di esistere, di esserci e tante volte stimolavano la sfumatura un po’ masochistica di quando, attraverso quelle che sembravano essere le rivendicazioni più giuste e sacrosante sulla strada di una crescente autonomia, ci si batteva per salvaguardare i diritti acquisiti, come degli “esemplari in via d’estinzione”, piuttosto che, come accade ai giovani d’oggi, di sentirsi trascinare nel vortice del falso e fallace equilibrio che sta segnando un sempre più grande numero di famiglie…
Capita spesso di imbattersi in nuclei familiari più o meno compositi, dove si fa un’enorme fatica a comprendere quale sia in realtà il genitore e quale il figlio… a cominciare dall’abbigliamento esibito e, così si viene immediatamente strangolati dal panico di dover indovinare quale sia la persona adulta, nelle mani della quale è stato affidato, da un destino bizzarro, il futuro del minore…
Come potersi lamentare dell’abbigliamento “poco ortodosso” indossato a Scuola, con uno dei sopradescritti “genitore-amico-confidente-compagno di avventure” e non solo…. Trovandosi di fronte ad una non ben definita ragazza-mamma, attenzione non ragazza-madre, bensì ragazza-mamma, intendendo l’equivoco di prima…. Oppure un ragazzo-papà, che indossano un abbigliamento che lascia ben poco all’immaginazione, anche solo per andare al mare?
Ma certo, come è stato più volte ribadito “l’abito non fa il monaco” ma il monaco è il monaco, il comune senso del pudore ha talmente cambiato i parametri, che ora come ora, indossare un capo di abbigliamento che non lasci scoperti ¾ di epidermide più o meno tonica, viene subito identificato come tipico di “persona problematica”, una specie di “Forrest” dei nostri tempi… Alzi la mano chi , almeno una volta durante una noiosissima conferenza, serata o corso non abbia desiderato trasformare il completino blu o nero e le scarpe con i tacchi con un comodo abbigliamento da spiaggia… o almeno più confortevole, fresco e magari un’anticchia meno “formal” più casual, più easy!
Non si deve intendere questa dissertazione come un’accusa rivolta al volersi sentire sempre più giovani e fit, avvertita dalla stragrande maggioranza delle persone, ma solo una richiesta di reinserimento di parametri, di limiti, dettati da un ineluttabile ahimè scorrere del tempo che forniva, fino a qualche decennio fa, il senso della situazione e lasciava inequivocabilmente capire chi fosse il nostro interlocutore e, in tutta franchezza denotava anche un certo buongusto che non risalta, ormai, così troppo spesso…
Non è che non venga compresa la grande voglia da parte di un genitore, attraverso la sua “parificazione”(4), di mettere, a proprio agio il giovane e di rendere i rapporti più distesi ma, il rischio che si corre è che proprio a causa di questa parificazione, il ragazzo non riesca più a vedere nel genitore quel “faro” di cui a volte si ha bisogno nell’adolescenza, magari anche per il gusto di volercene allontanare di quando in quando e di volergli trovare difetti e nei, che non si vorrebbero mai e poi mai ereditare…
Il fatto più eclatante rispetto a questa necessità di “punti fermi” è la scelta dei giovani, che finisce in molti casi, su falsi idoli e figure assai negative o assolutamente distanti per spazi e situazioni…
La presenza di figure di riferimento televisive, cinematografiche, cyber che sempre più colmano questi spazi è in forte crescita… ma non è un fenomeno del tutto nuovo, ogni secolo ha visto le sue figure di riferimento nella canzone, nel teatro, nella comunicazione in generale, la differenza con oggi è che una volta, nel bene o nel male c’era comunque un approdo familiare a cui far ritorno, oggi questo spesso non c’è, oppure è temporaneamente assente…
Indubbiamente la necessità di dover lavorare per entrambe le figure parentali è cresciuta ed ha trascinato via con sé spazi, tempi, occasioni che venivano dedicate alla cura delle relazioni familiari, sempre meno spazio e sempre più compressione hanno originato uno stile di vita che talvolta ci divora dal dentro, emblematico è l’aumento delle malattie psico-somatiche, degli attacchi di ansia, panico e di altri disturbi delle relazioni.
Tuttavia rimane una possibilità che è quella di rendere il tempo rimanente un’occasione vera in cui far ri-concilare la famiglia e le sue necessità, le sue problematiche, le sue specificità, uno spazio “inviolabile” in cui tutti i membri della famiglia possano trovare il momento giusto per esprimersi, confrontarsi, crescere, così facendo non si avrebbe bisogno di andare alla ricerca di figure sostitutive fuori dal proprio nucleo affettivo.
Per realizzarlo non occorrono quantità di tempo enormi, ma “un’elevata qualità di tempo, anche a costo di qualche ulteriore rinuncia, dei propri già forse esigui, soprattutto per le donne, spazi personali.

Note

(1) Z. Baumann “Modernità liquida” Ibs Laterza
(2) M. Heidegger “…scadimento dell’esistenza umana verso la banalità…”
(3) P. Asha “I no che aiutano a crescere” Ed. Feltrinelli
(4) Parificare: “mettere sullo stesso piano, riconoscere , rendere uguali…” Diz.Italiano Paravia



Immagine tratta da: www.giovanioltrelasm.it