La musica è un sistema di comunicazione non referenziale che ha un forte impatto sulle nostre emozioni e può essere considerato una sorta di “linguaggio delle emozioni” (Mithen, 2005). Il concetto di musica è culturalmente mutevole (Mithen, 2005 [2007]: 14); tuttavia è proprio di ogni cultura avere canti e danze, produrre certe forme di ripetizioni e variazioni all’interno delle espressioni musicali, e utilizzare strutture ritmiche basate sulla distinzione tra durata delle note e accenti dinamici (Mithen, 2005 [2007]: 15).

Spesso produciamo musica cantando, suonando uno strumento o ascoltando un CD, con lo scopo di esprimere il modo in cui ci sentiamo: diversi tipi di musica possono indurre stati d’animo differenti. Scherer e Zentner sostengono che sono quattro i fattori in grado di influenzare la misura in cui uno stato emozionale verrà indotto da un pezzo di musica (Mithen, 2005): 1) le qualità acustiche della musica stessa (la sua melodia, ritmo, tempo, volume e altre caratteristiche); 2) il modo in cui viene eseguita; 3) la condizione dell’ascoltatore, in termini di esperienza musicale, disposizione generale e stato d’animo corrente; 4) il contesto in cui la musica è eseguita e udita (occasione formale o informale), se vi sono o meno interruzioni, e qualunque altro fattore che può influenzare l’acustica e l’atmosfera dell’esperienza dell’ascolto. Questi quattro fattori assumono significato nel momento in cui il soggetto che ha diretta esperienza ‘musicale’ è normodotato, in particolare privo di qualunque tipo di deficit sensoriale, specialmente uditivo (sordità).

La sordità è una patologia dell'orecchio che può essere trasmessa geneticamente (congenita) o acquisita (http://ireos.weebly.com/index.html). La sordità impone modalità di vita e di relazione con l’altro (udente) peculiari, e comunemente è considerato un deficit sensoriale invalidante che ha gravi ripercussioni sull’integrazione del soggetto in una società ‘udente’, e per questo la medicina e la tecnologia hanno realizzato, e continuano a realizzare, interventi volti all’eliminazione del ‘difetto’ percettivo (Luberto, 1997). In questo articolo adotto il punto di vista di Amir Zuccalà (1999) che ritiene la sordità condizione generatrice di cultura.

Esiste ‘qualcosa’ in più del semplice deficit uditivo che accomuna i sordi in ogni parte del mondo; ciò porta a considerare la sordità una costruzione sociale (Senghas e Monaghan, 2002) e, infatti, secondo la posizione di Lane (Lane, 2005), i sordi possono essere considerati un gruppo etnico con una propria identità collegata a fenomeni culturali e ad un linguaggio condiviso.

La modalità espressiva naturale del sordo è la lingua dei segni (Luberto, 1997), e ogni comunità sorda nel mondo usa una propria lingua dei segni differente dalle lingue parlate e diversa da altre lingue dei segni (Sandler e Lillo- Martin, 2001; Senghas e Monaghan, 2002)
Il termine Cultura Sorda denota le credenze, i comportamenti, le abitudini sociali, l’arte, la letteratura, la storia, i valori che caratterizzano le Comunità costituite da persone affette dalla sordità (Lane, 2005). Cultura Sorda e lingua dei segni sono due sistemi che si integrano vicendevolmente, ed evolvono e si arricchiscono nel tempo.

L’evoluzione del sistema culturale all’interno di una Comunità Sorda si basa anche sullo sviluppo di varietà di espressione in lingua segnata che vanno a costituire l’insieme degli stili espressivi propri di quella comunità. I differenti stili espressivi in lingua segnata rappresentano il fondamento della tradizione orale della minoranza, e riflettono il peculiare modo di ‘sentire’ del sordo in relazione ad un determinato momento storico-sociale.
In Italia è presente la Comunità Sorda Italiana (CSI) i cui membri comunicano attraverso la Lingua dei Segni Italiana (LIS) oggi ancora in via di riconoscimento da parte dello Stato Italiano (Geraci et al., 2011). Gli stili espressivi in LIS costituiscono il repertorio della Letteratura Sorda Italiana tutt’ora in via di sviluppo (Zaghetto, 2012).

Ogni stile espressivo in LIS presenta caratteristiche strutturali, organizzative e performative proprie oltre ad essere caratterizzato da una ritmica interna di articolazione peculiare (ritmo visivo). Questa ritmica visuale è creata sulla base dell’organizzazione specifica di sequenze segniche in LIS. Nei due stili espressivi Canzone in segni e Visual Vernacular musciale il ritmo visuale è considerato dagli artisti sordi italiani ritmo ‘musicale’ (www.webmultimediale.org), e il ‘senso musicale’ è indotto visivamente dalla ritmica linguistica con la creazione di effetti di assonanza, ciclicità, ripetizione. Nella tecnica delVisual Vernacular musicale, di recente acquisizione, è presente una diretta interazione tra performer sordo e vibrazione sonora per la creazione della performance finale in LIS (Zaghetto, 2012).

Nell’ambito della CSI l’espressione Musica Visiva è conosciuta/utilizzata da alcuni anni, e denota una tecnica di trasposizione in LIS o ISE (Italiano Segnato Esatto) del testo di una canzone composta e realizzata da cantanti udenti. Il procedimento di trasposizione è chiaramente spiegato dal Prof. Cericola in un’intervista rilasciata nel Marzo 2009 (www.webmultimediale.org). Lo scopo di questa tecnica è creare metafore visive del contenuto del testo della canzone. Ogni performance in Musica Visiva è sempre accompagnata dalla base musicale della canzone originale, tuttavia per il sordo la musica in sé rappresenta sempre qualche cosa di secondario, e il ritmo (musicale) della canzone è trasformato in ritmo visivo durante l’articolazione in segni. Tuttavia, il visivo delle composizioni denominate col termin Musica Visiva è differente dal ritmo visuale creato nelle composizioni negli stili Canzone in segni e Visual Vernacular musicale.

Nettl definisce la musica come una comunicazione sonora umana al di fuori dell’ambito linguistico (Mithen, 2005 [2007]: 13). Tuttavia, l’analisi dei tre tipi di espressione in LIS che propongo permette di affermare che la ‘comunicazione sonora’ intesa come ‘comunicazione musicale’ ha fondamento linguistico dato che gli artisti sordi impiegano il sistema segnato per creare effetti ritmici (visivi) che diventano la base della costruzione della dimensione musicale sorda. L’interazione diretta con la vibrazione sonora a livello tattile diventa elemento addizionale per la definizione della dimensione musicale sorda (Zaghetto, 2012).

Il sordo ha, quindi, un’innata propensione (culturalmente/linguisticamente fondata) ad esplorare un ambito propriamente ‘musicale’; lo stesso Darwin aveva notato che la musica è presente in ogni cultura e che nei bambini si può osservare lo sviluppo spontaneo delle capacità musicali(Mithen, 2005 [2007]: 208). Tuttavia, nel sordo la propensione per l’ambito sonoro/musicale si manifesta e si attua attraverso canali percettivi alternativi rispetto a quelli sfruttati dall’ ‘udente’; per questo, l’approccio alla musica appare differente, e in un certo qual modo ‘mediato’, ma egualmente presente, come in qualunque altra cultura. Il sordo nativo acquisisce, generalmente, prima la lingua dei segni e solo successivamente (ma non sempre) si avvicina all’ambito sonoro/musicale da un punto di vista visivo-tattile (percezione della ritmica linguistica e della vibrazione sonora).

La dimensione sonora della persona sorda può essere identificata e definita modificando la prospettiva sulle dinamiche percettive del soggetto portatore di deficit uditivo. Nel momento in cui una via sensoriale è affetta in maniera patologica il soggetto, in modo spontaneo, sviluppa maggiormente e impiega vie percettive alternative per poter ‘sentire’ le stimolazioni che derivano dall’ambiente circostante. Il soggetto sordo codifica gli stimoli percepiti sulla base di quattro vie sensoriali attive (nella sola condizione di sordità priva di altre patologie correlate), e lo stimolo comunemente categorizzato come ‘uditivo’ viene trasdotto a livello tattile in termini pressori, oppure a livello visivo, in termini di frequenze di articolazione di sequenze segniche (Zaghetto, 2012). Quindi, il processo di definizione della dimensione sonora/musicale del sordo è fenomeno contemporaneo allo sviluppo ed evoluzione degli stili espressivi in LIS oggi noti. Il concetto di dimensione musicale assume connotazione culturale e di significazione differente dal convenzionale (prospettiva ‘udente’) e ha base linguistica evidente.



Bibliografia

- C. Geraci, K. Battaglia, A. Cardinaletti, C. Cecchetto, C. Donati, S. Giudice e E. Mereghetti, The LIS Corpus
- H. Lane, Ethnicity, Ethics and the Deaf-World, in J. Deaf Stud. Deaf Educ. 10,3: 291-310, 2005
- L. Luberto, Introduzione, in Zuccalà (ed.) 1997: 8-13, 1997. [Cultura del Gesto e Cultura della Parola – Viaggio antropologico nel mondo dei sordi, Roma: Maltemi Editore, 1997]
- S. Mithen, Il Canto degli Antenati – Le Origini della Musica, del Linguaggio, della Mente e del
Corpo, Torino: Codice Edizioni, 2007 [Ed. italiana di The singing Neanderthals – The
Origins of Music, Language, Mind and Body, London: Weidenfeld & Nicolson, The Orion Publishing Group Ltd, 2005]
- W. Sandler e D. Lillo-Martin, Natural Sign Languages, in Aronoff e Rees-Miller (ed.) 2001: 533-562, 2001
- R. J. Senghas e L. Monaghan, Signs of their time: Deaf communities and the culture of language, in Annu. Rev. Anthropol. 31:69-97, 2002
- Zaghetto A.A. Musical Visual Vernacular: how deaf people construct a new semiological space. Signata, 2012 June(3)
- Zaghetto A.A. La produzione artistica in Lingua dei Segni Italiana (LIS): analisi evolutiva e dimensione musicale. AItLA books, 2012 (in via di pubblicazione)
- A. A. Zaghetto, Italian Deaf Literature: New Perspectives, in Atti del Convegno VISUALIST2012, Istanbul, Turkey, 2012
- Zaghetto A.A. Deaf Music Dimension: how deaf people create a music dimension (under revision)
- A. Zuccalà, Sordità e Antropologia, http://cisaedu2.let.uniroma1.it/glotto/BodyPrg/sordita.html, 1999