Etimologicamente il termine dispersione deriva dal latino dispergere, composto da dis e spargere ma è sentito come derivato da disperdere, composto da dis e perdere, dissipare. Se il primo verbo richiama lo spargere cose qua e là senza un ordine predefinito, il dilapidare, il secondo richiama il dividere, separare, sperperare, mandare in perdizione.
La combinazione tra etimologia e significato porta ad evocare, nell’uso del termine in ambito educativo, la dissipazione di intelligenze, di risorse, di potenzialità dei giovani e dell’istituzione scolastica nell’insieme.
Il concetto di dispersione scolastica racchiude diversi fenomeni che comportano il rallentamento del percorso formale di studio, l’evasione dell’obbligo scolastico, le uscite in corso o a fine anno nei diversi gradi di scolarità, il proscioglimento dall’obbligo scolastico senza conseguimento del titolo di studio, ripetenze, bocciature, assenze ripetute e frequenze irregolari, ritardi rispetto all’età regolare, basso rendimento.
Questo fenomeno rappresenta una delle manifestazioni più preoccupanti del sistema scolastico italiano.
La dispersione scolastica è un fenomeno complesso, non riducibile a interpretazioni univoche di causa-effetto e viene attualmente analizzata secondo un modello che rimandi ad un approccio sistemico, alla realtà personale e sociale degli allievi, all’interazione tra le condizioni interne ed esterne alla scuola intrecciate alle problematiche del vissuto minorile, spesso correlate a disuguaglianze e disagi nel contesto sociale, economico e culturale.
I fattori correlati alla dispersione possono essere:

Fattori a livello individuale, determinati dalle esperienze e dal processo di strutturazione dell’identità dei singoli soggetti (approccio evolutivo), dimensioni cognitive quali l’incapacità di affrontare i compiti d’apprendimento legati a carenze strutturali o motivazionali (approccio cognitivista) o prendendo in esame la dinamica interattiva tra equilibrio narcisistico e funzionamento del pensiero (approccio psicoanalitico)
Fattori relativi alla famiglia di origine, capitale culturale, condizioni socioeconomiche, sistema di valori.
Fattori di carattere sociale, la mancanza di sintonia tra l’ambiente scolastico e relazionale con i pari e i bisogni evolutivi tipici delle diverse fasce di età (approccio psicosociale)
Fattori relativi alla scuola: caratteristiche dell’istituzione scolastica nel suo insieme e del microsistema rappresentato dalla singola scuola, qualità del rapporto con gli insegnanti (approccio interazionista)
Fattori macrosistemici: le condizioni di vita sociale, economica e politica in cui gli studenti sono inseriti, tra i quali il mercato del lavoro, l’incidenza dei fenomeni sociali devianti quali la diffusione della droga, alcol e criminalità.
Fattori risultanti dalle interazioni fra i cinque ordini di variabili sopraelencate, i cui legami di tipo circolare non sono mai definibili in assoluto.
E’ diventato quasi un luogo comune, tra coloro che studiano la dispersione scolastica, esordire segnalando la necessità della multidisciplinarietà e integrazione delle prospettive di studio e di intervento, dovute al riconoscimento del fatto che sono molti e diversi i fattori che concorrono a determinarla. Non c’è mai una sola causa ma si tratta sempre di un insieme di elementi che contribuiscono a dar vita a diverse manifestazioni. Si intrecciano, in questo modo, anche, diverse prospettive di studio che vanno dalla sociologia, alla psicologia, pedagogia, antropologia, economia e statistica.
L’adesione ad un orientamento sistemico comporta, quindi, un’osservazione e un intervento focalizzati né solo sull’individuo, né solo sulle strutture sociali, prendendo, invece, in considerazione, per l’analisi di un fenomeno, la complessità del sistema all’interno del quale è inserito e assume significato. Si tratta, in sostanza, di considerare la condizione per cui i rapporti tra fenomeni non sono considerabili assoluti ma solo probabili a causa della molteplicità delle variabili contestuali e soggettive che entrano in gioco.
Si tratta di riconoscere la necessità di ripensare gli obiettivi, i contenuti e le metodologie atte a garantire il diritto all’istruzione, che non include più soltanto il diritto di avere nozioni di base ma anche il diritto di avere riferimenti e strumenti di comprensione, analisi ed orientamento. Tali strumenti sono necessari sia per consentire a tutti di orientarsi nella complessità di questo momento storico, sia rispetto ai problemi connessi alla costruzione della propria identità personale e sociale.
Affrontare temi connessi alla dispersione scolastica significa, perciò, analizzare la problematica dell’efficienza interna del sistema formativo con una focalizzazione su entrambi i problemi interconnessi: quello relativo al soggetto che si disperde e quello relativo al sistema che produce dispersione.
La tendenza che si va delineando negli ultimi anni, sembra confermare il fatto che un’azione efficace contro tale fenomeno dovrebbe sempre essere programmata a livello locale al fine di operare contemporaneamente su molti fronti: scuola, famiglia, società, istituzioni pubbliche e private del territorio.
Il concetto di dispersione attraversa da alcuni anni una fase centrata, soprattutto a livello normativo, sul passaggio dall’ottica della prevenzione del rischio per alcune categorie di soggetti a quella della promozione del successo formativo a tutti.
Di particolare interesse sono le strategie volte ad introdurre alcune pratiche educative che cambiano strutturalmente le modalità consolidate di “fare scuola” in contesti di frontiera -Progetto Chance a Napoli(1)- che comportano una riorganizzazione interna e complessiva di diversi aspetti del funzionamento scolastico.
La priorità della scuola italiana, a tutti i livelli, è recuperare i troppi studenti che vengono abbandonati ai margini dei percorsi scolastici e assicurare a tutti una degna partecipazione alla vita economica, civile e politica.
La scuola non è un’alternativa al lavoro, ne è la premessa indispensabile. Anche per questo i risultati scolastici assumono un significato importante: non definiscono soltanto il livello delle capacità e delle conoscenze acquisite, ma delimitano il livello di inserimento sociale o di marginalità.
Un abbandono scolastico nell’età dell’adolescenza significa una maggiore difficoltà di socializzazione, che da un punto di vista psicologico assume un significato di difficoltà a passare da un’identità infantile ad un’identità adulta.
Successo e insuccesso a scuola, riflettendosi, talvolta, nel successo o insuccesso nella vita, arrivano al centro dell’identità personale, nel cuore del senso del sé e del proprio valore.
La scuola è considerata come il punto di riferimento strategico per la lotta contro il disagio adolescenziale e l’emarginazione, per l’educazione alla salute e la promozione del benessere.
La scuola può e deve, quindi, svolgere una autentica funzione preventiva del disagio giovanile combattendo, innanzitutto, il disagio scolastico e i fenomeni che stanno alla base dell’insuccesso e dell’abbandono.
La dispersione si contrasta in tempi lunghi, a condizione di cambiamenti profondi nella struttura della relazione educativa e del metodo di trasmissione delle competenze. Inoltre, le cause esterne alla scuola mostrano una persistenza che va oltre la mera prevenzione in sede scolastica.
E’ per questo che le realtà territoriali si sono dedicate alla sperimentazione di approcci al problema basati sulla logica del sistema formativo integrato, che richiede la costruzione di interventi in rete, nella consapevolezza che la scuola da sola non basta ad affrontare la dispersione.
Per fronteggiare la molteplicità delle cause si orientano gli interventi in più direzioni. Ciò richiede una presa in carico collegiale da parte di più enti preposti in modo strutturato e coordinato.
A ciascun ente è richiesto di convergere sull’obiettivo funzionale comune mettendo in campo le proprie specifiche attribuzioni e risorse.
Si tratta di un problema di consapevolezza e di corresponsabilità nell’agire interdipendente.
E’ necessaria una stesura congiunta di corresponsabilità tra: scuola, agenzia formativa, famiglia, allievo, servizi sociali.
La trasformazione della società richiede la partecipazione di tutta la popolazione, e tutta la popolazione deve essere resa sensibile a questa necessità.
La mancanza di senso del futuro invoca la ricerca di un nuovo paradigma che sia capace di rigenerare l’energia vitale. Questa mancata promessa di futuro arresta il desiderio nel presente.
Ogni attore deve impegnarsi e assumersi responsabilità:
La scuola deve individuare la situazione di partenza, monitorare il percorso e gli obiettivi intermedi programmati, valorizzare i risultati raggiunti in riferimento alla situazione di partenza individuale.
Le agenzie formative condividono il percorso con l’allievo, coinvolgendo la famiglia e individuando sul territorio l’eventualità di nuove collaborazioni extrascolastiche.
La famiglia deve condividere il patto nei suoi obiettivi didattici ed educativi, impegnandosi a sostenere il figlio lungo il percorso con il coinvolgimento nelle operazioni di monitoraggio, quando sia possibile.
L’allievo è direttamente operativo nella compartecipazione alla stesura degli obiettivi da raggiungere e nelle attività da svolgere con la volontà di mettersi in gioco e di realizzare un’esperienza di successo.
I servizi sociali devono dare il contributo nella conoscenza approfondita del contesto familiare e dei bisogni dell’allievo.
In sostanza per operare un cambiamento, occorre intaccare il modello culturale operante e non lasciare la scuola da sola, ognuno deve fare la propria parte.
Le reti tra le strutture del territorio, che prevedono l’integrazione degli interventi da parte di istituzioni diverse, trovano fondamento sia negli impegni delineati dal sistema formativo integrato sia dalle indicazione della Commissione europea, che individua nella cooperazione e nel partenariato tra soggetti diversi la modalità per superare la complessità degli interventi formativi nella società attuale.


Note:
1. http://www.maestridistrada.net

immagine tratta da: www.controcampus.it