Ai piedi dei Monti Pallidi, in un bosco vasto e bellissimo, viveva una famigliola di Gnomi-lavoratori, che aveva il compito di tenere in ordine ogni specie di pianta, erba, fiore e di nutrire gli animali.
Geppo era lo gnomo più piccino, ma, ahimé, non faceva altro che pesanti dispetti a tutti e a tutto, a tal punto che nessuno più voleva stare con lui.
Un giorno, mentre con un sasso prendeva di mira uno scoiattolino indifeso, gli apparve niente meno che il Grande Saggio: uno gnomo vestito di giallo con una lunghissima barba che sembrava fatta di luce.
“Guardami negli occhi!” – disse con severità – “guardami negli occhi!”.
Geppo si accovacciò sotto un cespuglio di ginepro.
Il Grande Saggio continuò: “Tu non fai buon uso dei poteri che ti sono stati dati e io te li tolgo fino a quando il tuo cuore non si ravvederà”.
Da quell’istante Geppo si sentì debole e indifeso come lo scoiattolino. Cominciò a guardarsi attorno e ad avere paura; tornò lentamente a casa e non disse nulla, neppure alla mamma.
Passò qualche tempo e quel discolo si sentiva sempre più solo.
Un giorno, al tramonto, stanco e pensoso, si sedette sotto un bel pino.
All’improvviso udì un pigolìo strano e un po’ sgraziato.
Seminascosto da un ramo c’era un usignolo che piangeva.
“Che cosa ti è accaduto?” – domandò Geppo con voce quasi tenera.
“Ah, come sono infelice! Come sono infelice!” – rispose l’uccellino, e giù a singhiozzare.
“No no, non fare così, ti aiuto io!” – si sbilanciò lo gnomo con spavalderia… ma poi si ricordò di aver perduto tutti i suoi poteri.
Lo colse allora una grande tristezza; una lacrima calda calda gli scese dagli occhi. Allungò le mani, prese l’usignolo e se lo mise sul cuore.
“Non so se potrò aiutarti…” – si corresse Geppo, tirando su col naso – “… ma almeno dimmi perché piangi!”.
L’usignolo si chetò un poco, asciugò con le alucce le lacrime di Geppo e rispose: “Ti rendi conto che disastro? Sono stonato!”.
Allora il piccolo gnomo, che aveva ben compreso la lezione del Grande Saggio e il suo cuore si era davvero ravveduto, sentì piano piano tornare i suoi poteri. Fece una carezza all’uccellino e disse dolcemente: “Al sorgere della luna, tu canterai benissimo!”.
E così fu…
… proprio quando la luna inargentava i Monti Pallidi…
(‘Geppo e l’usignolo stonato’ di Luisa Indovini Beretta)

Immaginate ogni suono di questa breve favola accompagnato dalla sensazione sonora di uno strumento e dalla sensazione tattile di un oggetto a rilievo… Su questo ‘principio’ si basa il lavoro proposto nel CD ‘I Suoni Bianchi della Notte’ pubblicato dalla Casa Musicale Eco di Monza lo scorso Marzo (http://www.casamusicaleeco.com/shop/it/vari/606-i-suoni-bianchi-della-notte-8014270861867.html).
Il CD nasce da un'idea di Luisa Indovini Beretta, compositrice milanese scomparsa nel 2010, che desiderava creare un’opera che racchiudesse in sé aspetti diversi dell'arte contemporanea: letterario, musicale e artistico. Infatti, le otto favole/filastrocche proposte nel lavoro sono accompagnate da composizioni musicali da dedicare ai più piccini secondo il desiderio della compositrice milanese; tuttavia, vista la complessità d’impostazione e di contenuti l’opera risulta adatta a qualsiasi tipo di ascoltatore.
Le composizioni musicali sono state realizzate da cinque compositrici contemporanee italiane: Luisa Indovini Beretta, Gabriella Cecchi, Anna Gemelli, Beatrice Campodonico e Annamaria Federici. Le composizioni rispecchiano la contemporaneità del linguaggio musicale attraverso le moderne possibilità tecniche ed espressive degli strumenti musicali impiegati; la voce recitante diventa suono, fondendosi con i timbri degli strumenti, per dare risalto al senso intrinseco della narrazione creando sensazioni ed emozioni coinvolgenti.
L'opera è completata da un ciclo di dodici tavole a rilievo, ‘Le Cose Bianche della Notte’ (Ambra Zaghetto, 2011), presentate come complemento ai testi e alla musica. Le tavole nella realtà sono oggetti tattili a soggetto astratto che lasciano la libertà di associazione e pensiero all’ascoltatore/lettore in rapporto al contenuto testuale e all'emozione suscitata dall'ascolto della musica. Il ciclo di tavole rappresenta il sogno che insorge nella mente del bambino mentre sta per addormentarsi dopo aver ascoltato la lettura della favola; la struttura di un sogno è imprevedibile, ed è altrettanto imprevedibile la forma di ciò che interverrà e sarà collegato durante l'azione del sogno stesso.