Il concetto di identità assieme a quello di cultura e multiculturalismo viene usato e abusato ampiamente oggi più che mai. Ma cosa intendiamo con questo termine? Che cosa è l’identità? Cosa la contraddistingue?
Proverò dapprima a fornire una provvisoria e forse tutt’altro che esaustiva definizione e in seguito affronterò alcune problematiche cruciali che accompagnano questo concetto.
Ego può dire di avere un’identità quando, a prescindere dalla molteplicità dei luoghi che attraversa e nonostante il tempo che trascorre, continua a riconoscersi come un’unica persona non solo fisicamente ma anche per il perdurare di una struttura interna sostanziale che, pur subendo variazioni, rimane pur sempre la medesima.

L’identità appartiene all’individuo fin dalla nascita oppure subentra in seguito? E se subentra in seguito secondo quali meccanismi? Quali i fattori influenti in questo processo?
Se l’identità appartenesse all’individuo fin dalla nascita allora sarebbe alla stregua di una caratteristica biologica afferente al regno della natura: sarebbe, dunque, un fattore “necessario” e, pertanto, l’individuo nulla potrebbe in merito alla propria identità. Dunque l’individuo risulterebbe non avere libero arbitrio: si nasce con un’identità su cui non si ha alcun potere decisionale né alcuna possibilità di scelta; di conseguenza ogni azione sarebbe ascrivibile non alla scelta individuale ma unicamente ad un fattore biologico; ciò però è assurdo, se fosse così l’individuo non avrebbe in alcun caso né meriti né responsabilità di alcun tipo, in quanto tutto dipenderebbe da un fattore biologico e necessario indipendente dalla volontà.
Quindi l’identità non appartiene all’individuo dalla nascita ma viene costruita nel tempo.
Vediamo secondo quali meccanismi l’individuo può costruire la propria identità.

Franz Martin Wimmer ha individuato cinque possibili forme di costruzione:
1.Identità retrospettiva.
1.Identità prospettica.
2.Identità momentanea.
3.Identità pluripolare.
4.Identità reiterativa.
5.Identità perenne.

In questa sede mi occuperò solamente delle prime due forme di identità.

1.Identità retrospettiva
Questo è il caso in cui l’individuo nel processo di costruzione della propria personalità e identità si basa prevalentemente su ciò che sta alle sue spalle, sul passato, su ciò che i suoi avi hanno costruito o rappresentato, sulla tradizione del suo paese e/o della sua famiglia.
Dal momento che si costruisce il presente attraverso il passato, in questo caso è necessario un procedimento di “ricostruzione del passato”.
Suddetto processo avviene assai spesso attraverso una forma di idealizzazione del passato piuttosto che su una ricostruzione fedele e fondata su fatti reali: il passato viene, per così dire, reso mitico e diviene un modello perfetto e ideale cui adeguare il presente e costruire la propria identità.

Come ha scritto F. M. Wimmer:
Cercare una propria identità spesso è inteso come il cercare un qualche passato reale e più spesso un passato immaginario che si suppone non esista più nel presente o, almeno, non nella maniera in cui si immagina sia esistito un tempo.
Secondo tale prospettiva lo sviluppo di nuove forme di pensiero, nuove sensibilità e nuovi stimoli di vita è visto come una perdita di identità."


Tipico di questo atteggiamento è anche il costruire la propria identità su una netta differenziazione tra ciò che è “noi” e ciò che è “diverso da noi”; detto altrimenti: il “noi” si costruisce in relazione a ciò che non è come “noi”, a ciò che ha una storia diversa dalla nostra e, pertanto, un’identità differente.
Wimmer ravvisa in ciò le peculiarità di questa forma di costruzione dell’identità:
•stabilire delle “origini” o un “passato ideale”;
•separare le tradizioni ”buone” dalle tradizioni “cattive”;
•definire una netta linea di confine tra “la nostra storia” e la “storia degli altri”.

2.Identità potenziale
In questo caso l’individuo parte, in un certo senso, da zero. È il tipico individuo rousseuiano dello stato di natura o l’individuo rawlsiano posto dietro il velo d’ignoranza o, ancora, l’individuo habermasiano nel contesto della situazione argomentativa ideale: in tutti questi casi l’individuo , pur avendo certamente una storia alle spalle, fa astrazione da essa per costruire la propria identità e scegliere la propria strada e il proprio stile di vita.
L’individuo, in questo caso, sottopone al vaglio critico ciò che sta alle sue spalle: la storia di chi lo ha preceduto, la cultura in cui è nato o in cui si trova inserito, le tradizioni trasmesse. Dopo un esame critico può scegliere cosa mantenere e cosa eliminare nel processo di costruzione della propria identità: non necessariamente l’individuo si identificherà con tutti gli elementi trasmessi dalla cultura di appartenenza, talvolta potrà non riconoscersi nemmeno in uno di essi ed optare per un modus vivendi del tutto differente dalle tradizioni della sua famiglia e/o del suo paese.
Solo dopo aver raggiunto il kohlberghiano stadio postconvenzionale dello sviluppo l’individuo può costruire la sua identità secondo questa modalità in quanto solo a quel punto sarà in grado di sottoporre al vaglio critico e razionale la tradizione e la cultura trasmessa, valutando in maniera razionale ed obiettiva e senza condizionamenti di stampo socio-culturale.
Non viene criticata o rifiutata una tradizione in particolare: ogni tradizione in sé non è né buona né cattiva ma tutte possono esserlo potenzialmente; in altre parole: ogni tradizione deve essere posta al vaglio critico dell’analisi razionale prima di essere accettata come buona o rifiutata come non buona.
Questa idea di identità è tipicamente illuminista: l’identità viene ricercata nel futuro, per così dire, in quanto non si appoggia ad alcuna tradizione senza averla prima analizzata; è con i soli mezzi della ragione che l’essere umano arriva a costruire la propria identità. Questo metodo rifiuta ogni autorità e si fonda unicamente sulla ragione.

Bibliografia

F. M. Wimmer, Prospettive di identità culturale in un mondo globale, in Culture e religioni: la pluralità e i suoi problemi, a cura di G. Cunico e D. Venturelli, Il Melangolo, Genova 2011.
J. Habermas, C. Taylor, Multiculturalismo. Lotte per il riconoscimento, Feltrinelli, Milano 2006.
A. E. Galeotti, Multiculturalismo. Filosofia politica e conflitto identitario, Liguori, Napoli 1999.