Anche la pubblicità ha saccheggiato l'innocente mondo delle fiabe, come dimostra Valentina Palermo nella sua tesi, utilizzando un linguaggio universale, che fa leva sull'emotivo di ciascuno: da assidui lettori di fiabe da piccoli a consumatori pronti ad accogliere i messaggi ben nascosti nelle fiabe. Come una chiave nascosta in una soffice fetta di torta, il messaggio pubblicitario veicolato dalla fiabe apre orecchie e sensibilità del fruitore che non potrà non comprare un prodotto presentato da Cappuccetto Rosso in persona o da Biancaneve. Leggiamo nella tesi: "La riduzione ai minimi termini delle favole attuata secondo le basi dello strutturalismo, fornisce così dei paradigmi. Ad esempio, consente al consumatore di identificarsi in un ruolo delle favole, non necessariamente l’eroe con vittoria assicurata ma anche nell’antagonista, qualora la modernità abbia stravolto il classico happy end e conceda il successo anche all’oppositore.(…) La potenza dell’utilizzo delle favole come tema pubblicitario risiede nella molteplice plasmabilità di esse. Una sorta di carta bianca con linee guida da rispettare o stravolgere. Oltre ciò è possibile rivestire la favola di sentimenti contrastanti non appartenenti alla narrazione classica (…).
La favola va ben oltre alla sfera dell’infanzia, ma non si può negare come la favola sia parte di noi fin da quel periodo della nostra vita. Cresciamo, e di pari passo mutano le nostre necessità come consumatori. Così, le innocenti favole diventano favole per adulti, consentendo l’alternativa alla trasgressione o
all’introduzione di bisogni non impellenti che devono essere colmati. Ci permettiamo il lusso di uno status perché legittimato da uno spot favolistico. Abbandoniamo l’innocenza per la strada della seduzione: cosmetici, automobili. (…) Se viene cioè introdotto un personaggio delle nostre bedtime stories, non può trattarsi di un male perché abbiamo imparato a conoscere tali figure fin dalla tenera età e l’ambiente che ci circondava, il calore della famiglia e che ci raccontava queste storie, non poteva che volere il nostro bene.