Secondo uno studio della ricercatrice americana Iris Berent, pubblicato sulla rivista scientifica Plos One il 19 settembre(www.plosone.org), la dislessia, il disturbo dell’apprendimento che interferisce con la capacità di imparare a leggere, sembrerebbe essere determinato da un mal funzionamento del sistema fonetico (la percezione e la riproduzione dei foni a livello fisico-acustico) enon fonologico (la comprensione del significato delle combinazioni dei diversi foni) come si pensava in precedenza. Nell’esperimento, sono stati analizzati ventuno studenti dislessici di un college di lingua ebraica. La scelta è stata fatta in base ad alcune caratteristiche di tale lingua: precise regole dell’ebraico vietano la ripetizione delle consonanti in alcune posizioni della parola. Per esempio, in ebraico esiste il termine simum ma non sisum: la “M” è ripetuta a destra e quindi è consentita. La “S” sarebbe ripetuta a sinistra e quindi è proibita.
I volontari dell’esperimento avevano problemi nel pronunciare alcuni suoni simili in un discorso; tuttavia ben conoscevano le regole dell’ebraico ed erano in grado di fare esempi di come è corretto collocare le consonanti all’interno delle parole.
Lo studio dimostrerebbe, secondo la Berent, che i soggetti non avessero un deficit di tipo fonologico, bensì di tipo fonetico. Nelle intenzioni dei ricercatori vi sono per il futuro da valutare altre regole linguistiche per comprendere anche il motivo per cui il cervello dei dislessici sia differente da quello degli altri lettori.


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