Definizione

I disturbi alimentari, anche detti Disturbi della Condotta Alimentare (DCA) sono dei comportamenti problematici per quanto riguarda l'alimentazione, che possono danneggiare la salute fisica di chi ne è affetto, anche in modo grave, oltre a peggiorare la qualità di vita e innescare reazioni psicologiche che comportano lo sviluppo di altre problematiche (ad esempio depressione).


Sintomi

I sintomi dei disturbi della condotta alimentare sono diversi a seconda della specifica patologia.

Classificazione

-Anoressia nervosa. Descrive l'atteggiamento di una volontaria forte limitazione alimentare, volta a ridurre il proprio peso considerato sempre superiore rispetto all'ideale che si vorrebbe raggiungere. Il disturbo colpisce principalmente le donne, anche se l'anoressia maschile è in aumento; la fascia d'età più colpita è quella della adolescenza (16/20 anni), anche se recentemente l'età dell'insorgenza si sta abbbassando: è stata riscontrata anche in bambini fra i 9 e i 13 anni. Le pazienti hanno una visione distorta della propria immagine corporea, il cui peso e dimensioni vengono sovrastimate e per questo motivo limitano fortemente l'assunzione del cibo. Molte pazienti si provocano il vomito o fanno ampio uso di lassativi per aumentare gli effetti della dieta. Sono state descritte quattro diverse fasi della malattia, che ne descrivono il progressivo peggioramento. L'esordio della malattia è di solito concomitante con una dieta dimagrante, seguita scrupolosamente e con risultati che danno benessere e soddisfazione alla persona, che però prosegue con l'obiettivo di perdere ancora peso, accompagnata da un irrigidimento della persona che teme di perdere il controllo e di riacquisire i chili faticosamente persi: a questo punto si accentuano i rituali ossessivi e le rigide regole per l'alimentazione. Vi è un progressivo evitamento delle situazioni sociali di convivialità e il momento del pranzo viene vissuto in solitudine, sia per non incorrere negli abituali incoraggiamenti a mangiare di più da parte di genitori, parenti e amici, sia perchè il pasto acquisisce una funzione di vero e proprio rituale. L'umore si fa sempre più ansioso e depresso. In una fase successiva della patologia, progressivamente si compromettono le capacità di giudizio, l'attenzione, la memoria. La denutrizione progressiva comporta danni sempre maggiori al corpo: una pervasiva sensazione di freddo, atrofia muscolo-scheletrica, aumento della presisposizione alle infezioni, perdita dei capelli, crescita di una peluria diffusa, perdita dei capelli, predisposizione aumentata alle infezioni, osteoporosi... Alla fine, il corpo prende il sopravvento e la persona non si rende più conto di ciò che accade, essendo in uno stato di grande prostrazione.
Oggi due nuove fasce d'età sono colpite dall'anoressia: quella della menopausa e quella dell'anziana (65/70 anni). Pur non raggiungendo la gravità della patologia che insorge in giovane età, queste due forme causano comunque danni alla salute fisica (osteoporosi, caduta dei capelli, ipotonia, ipotensione...)

Bulimia nervosa. E' caratterizzata da un circolo vizioso per la quale la persona segue una dieta dimagrante molto rigida, cui segue una perdita di controllo nei confronti del cibo, che viene assunto in modo smodato e squilibrato, per poi lasciare il posto a un “tornare nei ranghi”, con la pratica del vomito autoindotto e con l'uso di lassativi. Nel corso delle abbuffate, il bulimico mangia qualunque cosa trovi di commestibile, anche cibi non cucinati e quindi disgustosi. Le abbufffate sembrano dei veri e propri raptus nei quali la persona perde momentaneamente la capacità di giudizio e pensa solo a ingurgitare cibo. La persona bulimica vive con estrema vergogna e colpa il proprio stato e cerca di nasconderlo, ripromettendosi di seguire con rigore una dieta, ma poi lasciandosi sfuggire questo controllo divenuto troppo rigido, con un comportamento all'opposto.
Sebbene il peso venga mantenuto più o meno nella norma (con continue fluttuazioni), le conseguenze a livello di salute fisica possono essere pesanti: il vomito autoindotto causa problemi gastrici, perdita dello smalto dentale, disidratazione, ipotalassemia e disfunzioni cardiache.

Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED). Chi soffre di questo disturbo ha la tendenza a lasciarsi andare in pesanti abbufffate, come nel caso della bulimia, che però non vengono controbilanciate da un tentativo di riprendere il controllo tramite vomito o uso di lassativi.
La vita ruota intorno al “mangiare”, di conseguenza l'aumento ponderale è inevitabile e consistente e le persone con questo disturbo sono quasi sempre obese. Spesso concomitante al disturbo è presente una depressione, che è sia causa che effetto del problema alimentare: la persona si abbuffa per cercare di compensare il vuoto interiore percepito, ma il senso di vergogna per il proprio comportamento, il disgusto per il proprio corpo non fanno altro che aumentare la depressione e l'ansia, alimentando così il circolo vizioso delle abbuffate.

Ortoressia. Si tratta di un disturbo alimentare recentemente inquadrato, caratterizzato dalla ferma volontà a nutrirsi solo di alimenti considerati “sani”: mentre l'anoressia porta a un controllo sulla quantità del cibo, l'ortossia agisce sulla qualità, la persona è ossessionata da seguire un'alimentazione che garantisca di mantenere o migliorare la propria salute. Nei casi più lievi l'ortoressia non provoca conseguenze dannose per la salute, ma nelle forme più persistenti può portare la persona a sviluppare idee anche contrarie al buon senso, ritenendo i propri principi gli unici validi. L'ortoressia può quindi accompagnarsi ad un atteggiamento paranoico che produce come effetto quello di limitare sempre più le proprie scelte alimentari, con la conseguenza di gravi carenze nutritive. La persona può poi decidere di limitare le frequentazioni sociali in quanto gli altri possono mal giudicare le sue scelte alimentari, mentre il pensiero sul cibo può diventare predominante trasformandosi in ossessione.

Terapie psicologiche

I disturbi alimentari andrebbero sempre trattati con un approccio multidisciplinare che unisca gli sforzi dello psicologo, dello psichiatara e del dietista. Infatti tali disturbi hanno una componente sia psicologica che fisica e quindi un approccio unilaterale rischierebbe di produrre risultati parziali.
L'intervento dello psichiatra è volto a prescrivere una farmacoterapia è indicata soprattutto nei cais in cui il disturbo alimentare sottende la depressione o l'ansia di un certo livello.
Il dietologo a sua volta può agire sulla rieducazione alimentare.
La psicoterapia, infine, è indicata dal momento che i disturbi hanno un'origine psichica. L'orientamento psicodinamico in particolare pone l'attenzione sulle cause alla base dei, considerando il significato affettivo del cibo, che rappresenta il nutrimento d'amore che le persone che soffrono di un disturbo alimentare, ricercano in modo distorto. Anche il bisogno di controllo sull'ansia può essere una componente dei disturbi alimentari, e quindi il trattamento è volto proprio a risolvere questa tematica.
L'approccio cognitivo-comportamentale si orienta invece più sul come che sul perchè dei disturbi e pone quindi l'attenzione sul pensieri, percezioni ed emozioni disfunzionali che mantengono il sintomo alimentare. La terapia quindi agisce modificando l'interpretazione cognitiva sbagliata per interrompere i comportamenti che mantengono i disturbi.
Infine, una terapia molto usata per i disturbi alimentari è la terapia strategica, ulteriore sviluppo dell'approccio cognitivo.


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