Torniamo a parlare del corpo. Chi lo spinge all'eccesso con sport che diventano non una pratica salutare e benefica, ma una tortura ossessiva in cerca della perfezione, come abbiamo approfondito in Sport all'eccesso, chi lo sottopone (o desidererebbe farlo) a dure restrizioni alimentari, come nel caso dell'anoressia, della bulimia e dell'ortoressia.
Oggi i disturbi alimentari sono sempre più diffusi, non solo tra adolescenti , ma, e qui il dato allarmante, anche tra bambini della scuola elementare, addirittura (notizie che ci vengono dal Regno Unito), tra piccolissimi di cinque anni. E se un bambino arriva a rifiutare il cibo per essere più magro, e quindi 'più bello', questo la dice lunga su quanto precoci siano le pressioni sociali e culturali sull'ideale corporeo.
Che i disturbi alimentari siano uno specchio dei tempi, è risaputo: la ricerca della perfezione, il desiderio di essere visti e apprezzati, le pressioni a dare sempre di più e sempre meglio, ad essere bravi, efficienti e soprattutto belli, anche a discapito dei propri bisogni emotivi, è lo scenario comune a tutti i paesi industrializzati. La scuola inizia molto presto con le sue richieste di adeguamento, con il giudizio imperante, con il dictat del conformismo. I mass media bombaradano con immagini di perfezione fisica, con personaggi maliziosi e ammiccanti dai corpi perfetti e dalle vite perfette, nei quali anche i più piccoli tentano di rispecchiarsi, rimanendo delusi se l'immagine rimandata dallo specchio non è quella dell'eroe di turno. I genitori, disorientati, non riescono a contenere le ansie dei figli che non si sentono all'altezza delle aspettative sociali, ma finiscono spesso anche loro nel girone che le alimenta.
In questa cornice il corpo, prima finestra sul mondo, diventa il biglietto da visita del rapporto che si ha con questo mondo. E il corpo 'affamato' comunica con forza che le aspettative sociali sono state lette in forma distorta, assolutizzante da parte di chi lo affama. Il controllo che non è possibile esercitare sull'ambiente è trasferito sul cibo. Controllo totale e totalizzante nel caso dell'anoressia, disordinato e indisciplinato nella bulimia. Ma esso non è che un falso controllo: all'opposto è proprio il cibo ad assumere il controllo della vita scandendone i ritmi, imponendo l'evitamento di tutte le situazioni conviviali, causando un ritiro e un'ossessione che impedisce di soddisfare i propri reali bisogni, fisici ed emotivi. Ed il malessere dei nostri tempi è proprio quello di non sapere più davvero quali sono i propri bisogni, i propri valori e i propri punti di riferimento importanti. Figuriamoci perseguirli con forza e determinazione, con scelte ponderate e personali: se non si sa nemmeno quali sono...
Essersi sentiti invisibili: ecco ciò che spesso viene riportato come molla che ha fatto scattare il disturbo alimentare da chi ne esce dopo da chi ne ha a lungo sofferto. Se la visibilità tanto decantata oggi è quella di partecipare a una trasmissione televisiva, allora il rischio è davvero quello di scivolare nel sintomo. Il bisogno di essere visti è davvero molto pregnante, ma forse non è altro che un bisogno di copertura, al di sotto del quale si nasconde quello vero, il bisogno di sentirsi amati, profondamente e unicamente, ma non dalle masse di “amici” di Facebook o da un pubblico plaudente senza nome né volto, ma da coloro che ci hanno messo al mondo, garantendo per noi l'unicità e l'irrinunciabilità di ciò che siamo: i nostri genitori. E questo non vale solo a cinque anni, ma anche a sedici, venti, quando è forse più difficile chiedere a parole quella approvazione e quel riconoscimento che però sono vitali per potersi sentire davvero liberi di essere ciò che si è. Belli, brutti, alti bassi, magri, grassi...