Jerome Seymour Bruner, nato a New York il 1 ottobre 1915, è uno psicologo statunitense che può essere considerato il precursore delle scienze cognitive. Egli segue un approccio funzionalista, sottolineando l’importanza di studiare i processi più che i prodotti della conoscenza.
Il comportamento consiste in una sequenza di atti finalizzati al raggiungimento di scopi mediante strategie utilizzate in modo flessibile a seconda della situazione e dell’obiettivo.
Bruner considera lo sviluppo come caratterizzato da processualità e continuità, e quindi rifiuta le concezioni studiali.

Riguardo alla controversia tra fattori innati ed ambientali, Bruner non si schiera né da una parte né dall’altra e attribuisce un ruolo sia a fattori individuali e motivazionali sia a fattori contestuali e situazionali.
Analogamente a Vygotskij, egli sottolinea l’importanza del contesto sociale nella genesi dei processi cognitivi. L’influenza del contesto socioculturale si realizza grazie al fatto che il bambino e l’adulto interagiscono in un contesto in cui l’adulto assume un ruolo di scaffolding: egli fornisce un’impalcatura temporanea che viene rimossa quando non è più necessaria.
Bruner propone un’idea di sviluppo come apprendistato, che avviene attraverso la partecipazione di bambino e adulto ad attività congiunte.

Gli strumenti e i contenuti della cultura vengono trasmessi soprattutto attraverso il linguaggio, e a questo proposito un’importanza fondamentale è ricoperta dalla narrazione, strumento privilegiato di trasmissione culturale. Bruner ritiene che il pensiero narrativo rappresenti una particolare modalità di rappresentare l’esperienza, organizzarla e trasformarla in oggetto di analisi e riflessione.

L’intelligenza si serve di diversi sistemi di codifica, cioè di modi di trattare l’informazione: il linguaggio, la logica e la matematica, le euristiche e le strategie, ecc.
Essi vengono costruiti estrapolando dal flusso degli eventi delle regolarità, che divengono regole per trattare l’elaborazione di nuove informazioni.
Avviene progressivamente uno sviluppo
- da sistemi che trattano poche informazioni alla volta a sistemi che ne trattano molte;
- da sistemi legati a contenuti concreti a sistemi che ne sono svincolati;
- da sistemi isolati a sistemi coordinati gerarchicamente.

Secondo Bruner lo sviluppo dei sistemi di codifica avviene attraverso tre forme di rappresentazione, cioè insiemi di regole in base alle quali l’individuo elabora le proprie esperienze e vi coglie delle regolarità:

1. Rappresentazione esecutiva (fino a 1 anno): la realtà viene codificata attraverso l’azione. Se il bambino gioca con l’oggetto, tale azione diventa la sua rappresentazione dell’oggetto. Nella vita adulta abbiamo una rappresentazione esecutiva di tutte quelle attività che impariamo eseguendole, e che non sono rappresentate attraverso il linguaggio (es: andare in bicicletta).

2. Rappresentazione iconica (fini a 6/7 anni): la realtà viene codificata attraverso immagini, che possono essere visive, uditive, olfattive, tattili. L’immagine consente di evocare mentalmente una realtà assente, ma non di descriverla verbalmente.

3. Rappresentazione simbolica: la realtà viene codificata attraverso il linguaggio e altri segni e simboli convenzionali: mentre l’immagine conserva una certa somiglianza con ciò che rappresenta, il linguaggio è arbitrario.
Lo sviluppo della rappresentazione simbolica consente di ragionare in forma astratta e rende possibili le inferenze, la formulazione di aspettative, la costruzione di sistemi di categorie.

Dagli appunti di Beatrice Segalini