Fiumi di parole vengono scritti di continuo a proposito delle relazioni di coppia: come si formano, come crescono, come farle funzionare al meglio, come evitare che finiscano, cosa fare se finiscono… Vorrei soffermarmi ora su un aspetto particolare della vita di coppia: la rielaborazione della propria storia di individui come base per la costruzione di una coppia destinata a durare. Certo, non una garanzia di buona riuscita del rapporto, ma sicuramente un buon punto di partenza.

“E vissero felici e contenti”… Quante fiabe concludono con questa frase una storia d’amore nata e cresciuta magari tra avventure, sofferenze, rischi indicibili? Come se le pene vissute in precedenza fossero una sorta di scotto da pagare per poi assicurarsi una vita di coppia ricca di soddisfazioni… Purtroppo nella realtà le cose non sono così semplici, anzi è proprio dal giorno del matrimonio, o della convivenza, che sembrano complicarsi sempre di più…
Per molti il desiderio di voltare pagina è l’aspetto preponderante: il cambiamento di vita si sente necessario non solo perché si ha desiderio di costruire una famiglia, di condividere la vita (o almeno un bel po’ d’anni…) con il partner che si ama, ma perché la vita di prima non soddisfa. Per molti che, prima di mettere su casa con l’amato vivevano con i genitori, il desiderio di chiudere col passato è fortissimo: non si vede l’ora di costruire una famiglia come si deve, non come quella d’origine. “Io sì che sarò un bravo marito, non come mio padre che ha sempre trascurato la mamma…” “Io sì che sarò una brava compagna, non come mia mamma sempre sciatta e chiusa tra le quattro pareti di casa!” … E così all’infinito. Magari si è aspettato anni prima di ingranare con il partner, prima di capire che era una storia “seria”, e poi altri anni prima di riuscire a metter su casa. E in tutto questo tempo infinito, quanti sogni, quanti progetti, quanti “Io sarò… io farò…”. E per molti poi l’amara delusione, una volta giunti al traguardo, di scoprire che non è poi così semplice essere così e fare cosà, e per molti al danno si aggiunge anche la beffa di sentire la moglie che dice “Mi sembri proprio tuo padre, lo stesso carattere chiuso e permaloso” o il marito “Sei proprio come tua madre, tale e quale! Sempre a comandare, sempre a lamentarti!”… E’ una vera e propria maledizione, allora quella di finire con l’assomigliare ai propri genitori? Di ripetere gli stessi schemi, le stesse dinamiche familiari, di ripercorrere vie già battute? Ma quanti sforzi per allontanarsi, per differenziarsi dai genitori occorre fare per avere una vita diversa?
Il problema è quello, per molti figli, di giudicare i propri genitori con una sentenza inappellabile. Senza capire, senza perdonare, senza ricostruire.
Ma siccome nel profondo di noi stessi c’è, magari sepolto da cumuli di polvere e di rabbia, un bisogno d’amore fortissimo per i propri genitori, il bisogno di essere amati da loro e di amarli a nostra volta, per poter essere riconosciuti nella nostra identità di figli, ecco che cerchiamo in tutti i modi di tenere comunque vivo il rapporto con loro. Anche il figlio che taglia tutti i ponti, che se ne va ad abitare lontano, che non vuole più sentire neanche parlare dei propri genitori, finirà per assomigliare al marito descritto prima: il papà è dentro di lui e per tenerlo vivo l’ultima spiaggia è quello di “diventare lui”, di comportarsi come lui.
E allora, la soluzione non è che quella di tirare fuori gli scheletri dagli armadi. Di capire il passato. Ciascuno ha piccoli e grandi rancori, piccole e grandi faccende in sospeso, piccole e grandi accuse che rischiano di rimanere lì, chiuse nel cuore finchè una situazione, un momento particolare della vita non li fa riemergere. E’ proprio rielaborando la propria storia di figli, strada spesso dolorosa e irta di difficoltà, che è possibile prepararsi a propria volta ad essere partner in grado di amare e di farsi amare, e poi in seguito, genitori. Soprattutto, questa è la strada che consente di vivere una vita che sia davvero la propria, non una copia sbiadita del passato.