Leggendo l'articolo di Alessadro Rocchetti Bellinzoni Cinema e sogno: Inception e il sogno condiviso ci si rende conto che l'argomento trattato dal film è estremamente interessante, sia per gli appassionati di cinema, sia per gli studiosi di psicologia. In questo scritto si mette in luce l'argomento principale della pellicola: la capacità di condividere i sogni tra più soggetti e la possibilità di rubare o impiantare un'idea nella mente di una persona durante la fase onirica.

Su Inception ci sarebbero molte cose da dire e moti aspetti da approfondire. Ciò di cui ci vogliamo occupare in questo articolo completa ciò che è già stato detto e approfondisce la filosofia che sta dietro ad un'idea così geniale dando la possibilità di confrontarla, non tanto con i registi che si sono cimentati in precedenza nella descrizione del fenomeno del sogno, quanto con le teorie psicanalitiche e psicologiche riguardanti il subconscio e la fase onirica.

Non è la prima volta che Christopher Nolan si cimenta in argomenti di psicologia. Basta pensare a Memento (2000) e Insomnia (2000), che meriterebbero un articolo per ciascuno, data la complessita degli argomenti trattati. Tuttavia, in Inception ci sono due aspetti che fanno di questo autore uno dei registi più innovativi e geniali del panorama cinematografico contemporaneo, nonostante la sua giovane età (nasce nel 1970).
Il primo, e forse più importante aspetto, di cui vogliamo occuparci specificatamente in questo articolo, è il fatto che tutti i registi che, per un motivo od un altro, hanno messo in scena elementi di psicologia, descrivono fenomenologicamente alcuni eventi psicologici in funzione della storia che vogliono raccontare, ma alla base di tali descrizioni non vi è mai esplicitamente un riferimento ad una o più teorie scientifiche che possano spiegare ciò che lo spettatore vede, o il protagonista vive. Accade un determinato fenomeno. Perché accade? Che cosa succede nella nostra mente quando accade? Allo spettatore non è dato saperlo. Forse il regista lo sà e dà per scontato che lo sappiano anche gli altri. O forse non lo sà neppure lui con esattezza.
Il secondo aspetto riguarda il fatto che Christopher Nolan, in Inception, va oltre una semplice citazione di teorie psicologiche già presenti nella letteratura di settore e prova ad impostare, non sensa lacune, una teoria personale sul fenomeno del sogno partendo da un altrettanto originale teoria psicologica, che durante tutto il film, sebbene in modo asistematico, verrà enuciata dal protagonista Dominique Cobb.

Alla base della teoria di Christopher Nolan c'è l'idea che la mente umana si strutturi in due grandi aree: Conscio e Subconscio, così come afferma la psicanalisi sin dai tempi di Sigmund Freud1. Il conscio rappresenta solamente il 30% delle capacità mentali dell'individuo e il suo funzionamento si basa sul ragionamento e sulle leggi della logica. Esso permette la coscienza di sé e la consapevolezza dell'Io, oltre ovviamente alle funzioni di apprendimento e di immagazzinamento dei dati provenienti dagli stimoli esterni. Il Subconscio rappresenta il restante 70% delle potenzialità mentali umane. Esso è popolato di immagini e proiezioni provenienti dalla nostra memoria, alle quali vengono “appiccicati” degli stati emotivi particolari. Perciò esso funziona con l'illogicità delle emozioni ed è il regno della creatività pura. Tale creatività ha la sua massima espressione durante l'attività onirica che si manifesta durante la fase REM del sonno.
Il subconscio può essere descritto graficamente con un cono, alla stregua dello schema del Virtuale in Bergson2, nel quale al vertice prevedeva l'attualità e alla base la memoria ricca di ricordi caotici e quindi più difficili da richiamare alla coscienza. Così avviene anche per il Subconscio nolaniano, dove al vertice risiede il livello della realtà cosciente e alla base vi è il limbo, un luogo della mente dal quale è difficile uscire una volta entrati e dove il rischio è di rimanere invischiati in una sorta di stato di coma permanente. Il cono ci permette di descrivere graficamente la percezione che ad ogni livello si ha del tempo. Infatti come più volte afferma Cobb nel film, man mano che si scende di livello nel Subconscio, la mente, “lavorando” più velocemente, acquista una percezione del tempo esponenziale. Per cui 10 ore nella “coscienza attuale” corrispondono a 168 ore (una settimana) nel primo livello, 4320 ore (6 mesi) nel secondo livello, 87600 ore (10 anni) nel terzo livello e 1 830 840 ore (209) nel quarto livello3. Il subconscio è popolato di figure, persone, luoghi della memoria, caricati emotivamente, che vengono proiettati nei sogni che il soggetto crea in maniera del tutto casuale ed illogica.
Al contrario di Freud, che afferma che i sogni sono desideri inappagati che risiedono nell'inconscio che trovano la loro soddisfazione durante il sonno; in contrapposizione con Walter Bonime che afferma che il sogno è un autoinganno della mente creato per preservare il modello di vita del soggetto; per il nostro regista il sogno è il mezzo attraverso il quale la nostra mente può moltiplicare la sua capacità ispirativa, creare mondi in modo continuativo4 e permettere al subconscio di esprimersi al suo massimo livello.
Il soggetto ha due modalità di sogno: una inconscia e l'altra lucida. In entrambe le modalità, le sensazioni visive, olfattive, sonore e tattili sono in tutto e per tutto uguali alla realtà poiché, in accordo con quanto afferma Jie Zhang5, tutti i dati sensitivi che il soggetto incamera durante la fase di veglia, vengono proiettate nel sogno, tant'è che nella maggior parte dei casi il soggetto non sa di essere in un sogno. Tuttavia, come afferma anche Stephen LaBerge6, a causa di indizi (paradossi e salti temporali) presenti nel sogno, il sognatore può rendersi conto di sognare. In questo caso ci troviamo di fronte ad un sogno lucido.
Con il subconscio così strutturato e una teoria del sogno così descritta, Chritopher Nolan può dare vita all'idea che sta alla base del suo film. Come è stato messo in evidenza anche da Rocchetti Bellinzoni, poiché il soggetto può accorgersi di stare sognando, egli ha la possibilità di intervenire nel proprio sogno. Ma il regista si spinge addirittura oltre: poiché è possibile condividere i propri sogni con altri soggetti, quest'ultimi possono intervenire modificandoli. Tale intervento può essere utilizzato per rubare o impiantare idee nella mente dell'individuo sognante. La prima operazione si chiama estrazione; la seconda innesto, in inglese inception, da cui il film prende il suo titolo.

Al di là delle abilità di direzione e di sceneggiatura di un film dimostrate anche questa volta da Christopher Nolan, ciò che colpisce non è tanto la capacità di creare suspance o di instillare dubbi filosofici nello spettatore (La trottola gira o la trottola cade alla fine del film? Il protagonista torna alla realtà o aveva ragione la moglie? Esiste un piano del reale in questo film?) quanto lo studio che sta dietro alla realizzazione di tale film e la ricerca del modo più efficace per trasporre una teoria così complessa ed articolata su pellicola. Verrebbe quasi da pensare che Nolan non sia solamente un regista geniale, ma forse sia un vero e proprio studioso di psicologia tra i più all'avanguardia nel settore.