Perchè Freud utilizzò il concetto di "energia" in tutti i suoi studi sul funzionamento psichico? Come rileva Marco Tartari nella sua tesi, "La parola energia indica sia una grandezza fisica sia un concetto. Come grandezza fisica è definita come capacità di compiere lavoro. Come concetto rappresenta il mezzo, per la scienza occidentale, di comprendere il cambiamento attraverso l'individuazione di ciò che nel cambiamento rimane complessivamente costante.

Un concetto, dunque, al limite tra il somatico e lo psichico, per quanto lo intedeva Freud:
Nella psiche erano quindi attivi ed in perenne conflitto due opposti insiemi di entità a cui Freud assegnava una dotazione di energia che le dotava della capacità di promuovere azioni psichiche e quindi di compiere lavoro psichico. Freud però non chiariva mai esplicitamente l'origine e la natura di queste energie. Non diceva se esse fossero psichiche o fisiche, materiali o immateriali.

Per una coprensone più ampia e soddisfacente dei fatti psichici occorreva superare il dualismo mente/corpo:
Da un lato l'uso del concetto di energia per descrivere i fenomeni psichici era utile, anche nella pratica terapeutica, per descrivere il cambiamento ossia la dinamica degli accadimenti psichici dall'altro, dall'altro, poiché il mondo della psiche era immateriale, non poteva trattarsi certo di vera e propria energia fisica. Ed inoltre non si capiva come una sostanza immateriale come la psiche potesse dare origine ad effetti materiali
Insomma la visione dualistica, che risaliva al filosofo francese Renè Descartes (1596-1650), alla luce delle conoscenze di fisica e termodinamica, era incapace di rendere conto dei fatti e perciò era sbagliata!


Sono stati poi gli studi del cognitivismo a dare delle risposte sul funzionamento mentale, grazie anche all'avvento
del computer e con il vertiginoso, rapidissimo, incremento tecnologico delle sue prestazioni si è offerto agli studi sulla natura della mente uno strumento, che è anche un modello, che si può tentare di applicare alla rappresentazione dei processi mentali. Questi studi hanno permesso di comprendere che le cose sono molto più complesse di quanto ci si aspettava e che la mente è una struttura tremendamente sofisticata ed è difficile isolare funzioni semplici.

L'autore conclude sostenendo:
la mente non è una funzione del cervello, è l'insieme dei processi biofisici-energetici-informativi che sono "il vivere del cervello", un cervello in continua incessante riorganizazione, in cui un evento materiale è anche un atto psichico e viceversa.