Ogni giorno sentiamo un gran parlare di creatività: alla radio, in televisione, persino in edicola si trovano fascicoli sulla creatività in cucina o nel giardinaggio. Abuso di un termine che meriterebbe un’analisi più approfondita. Sappiamo veramente a cosa ci riferiamo quando ne parliamo? Che cos’è la creatività?
I primi studi sul fenomeno hanno avuto luogo negli anni venti dello scorso secolo: riflessione recente su una tematica che, invece, è di origini antichissime. Ma, chiedersi quale fosse l’origine dell’atto creativo non aveva senso nell’antichità. L’uomo non era proprietario di tale atto, ma semplice strumento del divino in cui risiedeva la facoltà creativa. Creare era compito della divinità, comunicare la grandezza della creazione divina era il compito dell’uomo. Recuperare l’esigenza creativa come peculiarità umana e l’origine prettamente antropologica di tale atto è stata una conquista recente.

Grazie alle scoperte della neurofisiologia, infatti, si è potuto dimostrare come il cervello umano sia naturalmente strutturato per pensare in modo creativo: nel corso dell’evoluzione, il nostro encefalo ha sviluppato sempre più la corteccia cerebrale, sede delle aree associative, legate alla capacità di apprendimento e associazione non stereotipata, quindi flessibili e creative. L’evoluzione stessa ha incrementato le zone dell’encefalo più propense a dare origine ad un atto creativo. Questa scoperta ha abbattuto il pregiudizio che riteneva la capacità creativa proprietà esclusiva di alcune menti geniali: non solo il “genio” è capace di atti creativi, ma ogni singolo essere umano è per sua stessa natura portato a compierlo. Tutti siamo naturalmente creativi.
Se la creatività diviene così un comune possesso, da dove trae origine questa facoltà umana e, soprattutto, perché non siamo tutti egualmente bravi nel farne uso?

Freud per primo aveva scoperto la connessione esistente fra atto creativo e processo inconscio: secondo il padre della psicologia, l’atto creativo trarrebbe origine dagli strati più profondi della nostra psiche, dal contatto fra il nostro Es e la realtà. Creativo è colui che si dimostra abile nel camminare sul confine fra il mondo dell’inconscio e la dimensione conscia, tuffarsi nel mondo dell’inconscio conservando la lucidità necessaria per portarne almeno una traccia nel mondo conscio. Si parla di comunicazione con il nostro Insight, con la parte più interna ed emozionale del nostro Io: si tratta di trovare legami fra categorie di dati mentali differenti, creando così connessioni fra elementi che non erano mai stati visti come connessi e originando il Nuovo.
Un atto chiamato bisociazione da Arthur Koestler, filosofo e studioso dei processi creativi, nella sua opera L’Atto della Creazione: secondo l’autore, l’apprendimento di ogni individuo avviene mediante l’assimilazione di esperienze e il loro raggruppamento in schemi ordinati. Questo significa che noi ragioniamo sempre in funzione di una matrice, un sistema di comportamento ordinato, che contiene in sé l’insieme di tutte le mosse possibili, governata da un codice di regole fisse, che determina le mosse da scegliere all’interno della vasta gamma fornita dalla matrice. La strategia nella scelta delle possibilità dipende dall’ambiente di riferimento. Come nella fabbricazione della tela di un ragno: la tela verrà sospesa a dei punti d’attacco in numero variabile da quattro a dodici a seconda della natura del terreno, ma i fili si intersecheranno formando sempre gli stessi angoli, in conformità ad un codice di regole stabilito, e il centro della tela sarà sempre il centro di gravità. La matrice, la tecnica con cui è fabbricata la tela, è flessibile e adattabile all’ambiente, ma le regole del codice sono fisse e limitano la flessibilità. Ragionare in questo modo significa giocare secondo le regole. Ma l’uomo è dotato di una qualità unica, fonte di ogni creatività: la BISOCIAZIONE; tramite questo processo l’uomo diventa in grado di operare non su una sola matrice, come nel ragionamento comune, bensì su più matrici, su piani differenti, mettendo in contatto matrici che non avevano nessuna connessione precedente e permettendo così la creazione di uno stadio nuovo, e più complesso dell’evoluzione mentale.
Come si differenzia una mente che pensa in modo creativo?
L’origine dell’atto creativo risiederebbe dunque negli strati più nascosti della psiche umana: questo rende difficile comprenderne l’esatta natura e impedisce di trovare una “pillola magica” capace di incrementare l’abilità di sviluppare la facoltà creativa degli individui. Non siamo, infatti, tutti ugualmente abili nel camminare sul confine fra conscio ed inconscio, per questo non tutti gli individui presentano la stessa maturità nella gestione delle loro facoltà creative.
Ci sono stati dei tentativi di comporre delle “liste di abilità creative” con le quali orientarsi per allenare la propria facoltà creativa. Queste liste indicano le caratteristiche che una personalità deve possedere per potersi definire personalità creativa:

- Apertura mentale e disinibizione: la personalità dotata di un modello mentale flessibile, ove le conoscenze acquisite non entrino in contrasto fra loro impedendo l’acquisizione di nuove conoscenze, consente al soggetto di svincolarsi dalla rappresentazione convenzionale della realtà e di sperimentare così nuove e varie possibilità, aumentando la possibilità di dare origine al processo creativo

- Autonomia e indipendenza: solo chi è dotato di una personalità autonoma, cioè in grado di autodisciplinarsi decidendo da solo i propri comportamenti e le regole di vita, senza che questi vengano imposti da agenti esterni, riesce a slegarsi dalle catene del giudizio altrui e dell’approvazione sociale, percorrendo sentieri non ancora battuti con maggiore facilità

- Dedizione e perseveranza: la creatività va ben oltre l’intuizione: bisogna anche essere in grado di coltivarla e impegnarsi per mantenerla in vita, dato che spesso è necessario un lungo periodo per portare a termine un lavoro ed è dunque indispensabile mettere le proprie forze al servizio del processo creativo continuamente, perseguendo un obiettivo fino al suo raggiungimento.

- Anticonformismo e originalità: dato che il conformista, per adattarsi ad usi e costumi dati in precedenza, sacrifica la propria libera espressione, la personalità creativa deve invece possedere un livello di coscienza tale, sia sulla società che sulla propria irripetibilità, da essere in grado di separarsi dal gruppo senza soffrirne

- Curiosità e attrazione per la complessità e il nuovo: il creativo tende ad avventurarsi in territori poco esplorati, ha una curiosità mai soddisfatta o assopita e prova una forte attrazione per tutto ciò che è nuovo; non si ritrae davanti alla possibilità di esplorare il mondo che percepisce invece come una sfida interessante

- Capacità di sopportare la frustrazione: è un tratto imprescindibile della personalità del creativo; accettare il rischio del fallimento è un atteggiamento che fa la differenza nell’atto creativo, perché la strada dell’innovazione non è mai lineare, a volte diventa un intricato labirinto e solo chi è in grado di sopportare la delusione e non perdere di vista l’obiettivo potrà percorrere incolume qualsiasi strada.

Elencare le caratteristiche della personalità creativa non riesce comunque a fornire una risposta esaustiva al quesito di partenza: che cos’è la creatività? Gli studi fatti sin ora non riesco a fornire una risposta a questa domanda in grado di esaurire la questione. L’unica certezza a cui si riesca ad approdare è che creare vuol dire generare il progresso. L’uomo creando riesce a rispondere al suo desiderio di immortalità a non piegarsi all’inesorabilità della morte verso cui ogni cosa sembra destinata. Come può un uomo contrastare la constatazione della propria caducità, del proprio essere fragili e destinati a scomparire, ambendo a ritagliare per se stesso un pezzetto di eternità? Creando. Sia da un punto di vista puramente biologico, nel tentativo di lasciare una traccia di sé nella propria discendenza, sia da un punto di vista più elevato, lasciando qualcosa di se stessi in ogni propria creazione, creando sempre qualcosa di nuovo che non può servire a rallentare il tempo verso un inesorabile traguardo, ma permette comunque di lasciare un’impronta che possa sopravvivere al nostro essere effimere “canne piegate dal vento”, destinate a spezzarsi.

Che cosa è dunque la creatività? Un’esigenza umana. La risposta al bisogno tipicamente umano di resistere alla distruzione che grava su di lui.


Immagine tratta da: http://classecreativa.com