La fiaba è uno strumento universale che rispecchia ogni cultura.
L'enorme aiuto che viene da parte delle fiabe è quello di dare al bambino uno strumento importante per la conoscenza del mondo, per i valori della cultura di un popolo ed è proprio la fiaba che permette di esprimere la credenza di ogni individuo.
L'infanzia sembra sia ancora destinataria della narrazione orale dell'adulto, la quale resta sempre un momento di centrale importanza nella strutturazione dell'identità e della relazione con il mondo. La fiaba capace di armonizzare culture diverse sembra sia compagna dell'infanzia quale comunicazione che lega la vecchia e la nuova generazione, che svolge una funzione iniziatica di trasmissione di esperienze.
Oggi, la fiaba ridescrive il rapporto giovane – adulto e rinnovando l'orizzonte della narrazione fiabica. Infatti, è stata individuata l'importanza e la significatività della narrazione nella costruzione dell'identità individuale correlata alla relazione con l'altro.
La fiaba è anche un'interpretazione della realtà. Infatti, nel trasformare in immagini quello che è solo intuito o creato dalla mia intelligenza, si agisce a partire dal nostro modo di vedere e di interpretare.
Per quanto riguarda la narrazione, invece, consente l'elaborazione di un'identità narrativa che sperimenta se stessa nella relazione con l'alterità ed è aperta al cambiamento. Ogni narrazione consente di vivere una diversità di ruoli tale da sperimentare non solo diverse modalità del proprio essere, ma anche il riflesso del Sé nell'altro.
La fiaba come educazione alla narrazione, porta a cogliere un senso nelle cose e nella vita personale, ad ordinare la propria interiorità dove coabitano conflitti, a sperimentare la creatività per scoprire nuovi significati che danno vita a nuove conoscenze. L'arte della narrazione è terapeutica perché consente di elaborare e di riflettere sull'esperienza la quale guida nella comprensione di se stessi e del mondo.

Molti studi e diverse ricerche hanno messo in luce come il metodo narrativo sia il metodo più democratico per fare intercultura.
La narrazione è un momento di scambio tra due o più soggetti, tra l'Io narrante e l'Altro uditore, ed è proprio in questo momento di “reciprocità” tra i due soggetti che si determina l'interazione tra due culture diverse, l'intercultura appunto. Senza l'Altro, l'Io non esiste, in quanto l'Altro è colui che ascolta ed è attore tanto quanto l'Io che narra.
Nel fare educazione interculturale bisogna utilizzare come punto di partenza la propria cultura, confrontarsi con le altre per riuscire a creare nuove condizioni in nuove sintesi, cercando così di evitare eventuali processi di assimilazione. Pertanto, attraverso la narrazione di fiabe e attraverso il confronto tra fiabe di diversi paesi, analizzando le similitudini, le differenze e i personaggi ponte, è possibile portare i bambini a riflettere sulla propria identità culturale e ad analizzare il rapporto con l'altro, foriero anch'esso di una propria cultura.
La fiaba offre la possibilità di viaggiare con la fantasia e conoscere culture diverse, di muoversi oltre le barriere del tempo e dello spazio. L'utilizzo di fiabe di popolazioni e culture lontane e molto diverse tra loro offre così un terreno d'incontro fertile in cui si può iniziare a pensare e ad agire come cittadini di una società globale.
Mettere a confronto culture differenti attraverso le fiabe dei paesi di origine permette di “aprire finestre” sui mondi, consentendo di sviluppare un approccio interculturale su due diversi piani: quello cognitivo, mettendo a disposizione informazioni e conoscenze sul mondo; e quello affettivo, ovvero l'educazione all'altro.

Cenerentola
La fiaba, che ha origine nella tradizione orale e che è stata tramandata di generazione in generazione, lungo il suo percorso subisce dei cambiamenti ovvero si arricchisce di particolari e ne perde altri, assume forme diverse secondo il luogo in cui si trova anche se la struttura della storia sembra rimanere tale come nel caso di Cenerentola.
La fiaba di Cenerentola è una delle più diffuse al mondo, se ne contano circa 345 versioni diverse.
La più antica forma venne redatta da un funzionario cinese, Tuang Che'eng-Shih, che l'aveva sentita raccontare da uno dei suoi servi, originario della Cina Meridionale. In quel periodo in Cina era presente la dinastia Tang presso la quale ebbe inizio la pratica di fasciare i piedi delle donne delle classi elevate della società, per volere dell'imperatore e del suo apprezzamento estetico del piede piccolo verso alcune ballerine di corte.
Un' altra fiaba egiziana è quella narrata a Strabone, dove si racconta che la visione di un sandalo di una cortigiana Rodope, manda in visibilio il faraone.
Il motivo della scarpetta nato in Egitto e in Medio Oriente si sia poi diffuso in Oriente grazie al traffico commerciale sviluppatesi in quel periodo.
La società del periodo Tang è infatti una società cosmopolita, che vede fiorire i commerci lungo la Via della Seta, che mettono in contatto la Cina con popoli dell'Asia centrale, del mondo iranico e con il mondo mediterraneo.
Da qui, le somiglianze tra la Cenerentola cinese e la versione irachena “il pesciolino rosso e lo zoccoletto d'oro”. In entrambe le versioni è presente il motivo del pesciolino rosso che nella versione occidentale è inesistente.
Cenerentola quindi, dalla Cina si è diffusa in tutto l'Oriente grazie ai numerosi contatti commerciale e artigianali, portata e raccontata dai nostri viaggiatori lungo la Via della Seta.
In Cenerentola sono presenti temi che appaiono universali come la rivalità fraterna; inoltre è presente il tema della madre buona su cui piange Cenerentola e che rappresenta la consapevolezza che la propria madre interiorizzata la preserverà nelle difficoltà. La madre cattiva invece è rappresentata dalla matrigna e riflette i sentimenti ambivalenti di ciascun bambino verso la propria madre, che può essere percepita in alcuni momenti come cattiva.
Ritornando alla storia di Cenerentola, la sua prima e vera forma scritta in Occidente risale al 1634 ad opera di Giovanni Battista Basile, scrittore napoletano di corte che nasce a Napoli nel 1575, da una famiglia di artisti e cortigiani. Basile cercò nella parlata del popolo napoletano la vera fonte d'ispirazione, e scrisse in dialetto “Le muse napolitane”, rappresentando usi e costumi del popolo. Fu grazie al popolo che egli accolse i sentimenti, i gusti, i desideri e i proverbi per poi compiere le sue opere più famose.
L'opera, che s'ispirava al Decamerone per la struttura, venne chiamata Pentamerone, dove le 50 fiabe raccontate in cinque giornate da dieci signore anziane, si svolgono nel mondo del supernaturale con personaggi le cui vicende sono costituite da elementi morali – educativi e vi includerà, infatti, la storia della “ Gatta Cenerentola ”.
Nella “ Gatta Cenerentola ”, le scarpe si trasformano in pianelle, cioè zoccoli coi tacchi alti, indossate dalle nobildonne napoletane all'epoca di Basile. In poche parole, anche la scarpa subisce una mutazione in base alla cultura di chi scrive. Si introduce anche la figura della fata, che probabilmente è migrata dalla Sardegna; infatti, si parla proprio della Sardegna come isola delle fate.
Un'altra versione della fiaba di Cenerentola è quella di Charles Perrault, dalla quale prenderà poi spunto la Disney e creerà il cartone.
Ritornando alla versione di Perrault, la scarpetta subisce un'ulteriore trasformazione e diventa una scarpetta di vetro e compare la zucca trasformata in carrozza. Cenerentola è molto umile e buona, tanto da perdonare le cattive sorellastre che non vengono punite.



Immagine tratta da: http://cocoachuchu.blogspot.it