Uno studio del Prof. Shalvi, dell'università di Amsterdam, effettuato in collaborazione con Ori Eldar and Yoella Bereby-Meyer della Ben Gurion University di Israele e pubblicato su Psychological Science, porta alla luce due fattori che spingono a mentire: l'avere poco tempo e sentirsi giustificati nella bugia che si sta raccontando.

Settanta adulti, coinvolti nell'esperimento, sono stati istruiti a lanciare un dado per tre volte e a riportare i risultati solo del primo lancio. Con punteggi elevati avrebbero guadagnato più soldi. A metà dei partecipanti fu chiesto di dare la risposta in 20 secondi, mentre all'altra metà non furono dati limiti di tempo. In entrambi i gruppi ci fu un alto numero di menzogne, nel senso che i partecipanti riportavano il risultato più alto ottenuto, anche se non si trattava del primo lancio ma del secondo o del terzo. In tal senso, i ricercatori ritengono che spesso si menta perché ci si autogiustifica: i punteggi riportati erano effettivamente stati ottenuti, solo non al primo lancio.
In una seconda versione dell'esperimento fu invece richiesto un solo lancio di dado, anche in questo caso dividendo i partecipanti e dando solo a metà del gruppo una limitazione temporale. In questa versione dell'esperimento solo il gruppo "sotto pressione" si è dimostrato particolarmente bugiardo, mentre il secondo gruppo si è comportato più onestamente.

Secondo Shalvi, dunque, le persone dapprima agiscono spinte dall'istinto, ma se lasciate riflettere senza pressione si comportano più onestamente, perché hanno tempo di riflettere su quale sia il comportamento più corretto da attuare.


Fonte: livescience.com