"Scopo dell'azione educativa non consiste nel dar forma ad una persona, ma nell'abilitarla a dare forma a se stessa, mettendola in grado di condurre un'esistenza autentica". Questa breve riflessione contenuta nel saggio “Viktor Frankl - Fondamenti psicopedagogici dell'analisi esistenziale” – delinea con accuratezza il volto originario della logoterapia esistenziale e della sua visione educativa, sottolineando come il processo formativo divenga un processo di "autoconfigurazione" in cui ogni decisione sia anche un'autodecisione che contribuisce a costruire la persona che io divengo. L'azione educativa allora, lungi dal configurarsi come prassi pre-stabilita, deve partire dalla consapevolezza di un principio spesso dimenticato, presupposto di ogni cura educativa: il principio della inesauribile educabilità dell'essere umano. La cura educativa e l’inesauribilità delle potenzialità espressive dell’individuo, rimandano ad una sfida pedagogica che è essenzialmente una sfida antropologica intorno all’interrogativo fondamentale relativo all’uomo; un interrogativo mai retorico, sempre attuale, che inerisce la profondità, “l'altezza”, in termini frankliani, dell’interiorità umana. Nel contesto della logoterapia l’attenzione si sposta quindi dai contenuti della conoscenza al soggetto che conosce, alla struttura noetica fondamentale e ai suoi processi. La coscienza umana è, fenomenologicamente, intenzionalità diretta verso un senso che la trascende ed è proprio in questo suo tendere oltre il proprio limitato orizzonte personale, è proprio in questa tensione verso l’altro da sè, che si attesta lo spazio per una “cura educativa” che supera i vincoli riduzionisti della prassi educativa per approdare ad una dimensione etica in cui l’io viene intenzionalmente convocato dall’altro come fondamento del suo autosviluppo affermando il principio di una identità personale che non può ridursi ad una semplice coincidenza con se stesso.
La relazione educativa, nell’ottica frankliana, si basa su tre pilastri fondamentali che presuppongono una visione olistica e interdipendente tra la sfera emotiva, cognitiva, corporea:
la volontà di significato, contro il meccanicismo;
la libertà della volontà contro il determinismo;
il significato della vita contro il nichilismo.

La volontà di significato viene a configurarsi come il principio motivazionale in assenza del quale si origina, in termini frankliani, “il vuoto esistenziale”; l’analisi logoterapica ed esistenziale evidenzia come le persone si ammalino e soffrano quando manca loro un senso, un significato per cui vivere. La volontà di significato allora assume il volto proprio della volontà di vivere come tensione verso un senso che io, essere umano, riconosco come mio, assolutamente personale; questa tensione, nell’ottica logoterapica frankliana, si colloca al di là del “principio del piacere” di origine freudiana, andando in direzione della interiorità noetica dell’uomo. È in questa “psicologia dell’altezza”, usando un termine tipico del pensiero esistenziale e logoterapico, che consiste l’originalità del pensiero di Victor Frankl. La ricerca del piacere e del potere si manifestano sempre come motivazioni secondarie, non coincidono con il significato verso cui l’esistenza dell’uomo inevitabilmente tende. Il piacere può accompagnare l’identificazione e il riconoscimento del senso ma non coincide con esso. Il piacere è momentaneo laddove, invece, l’individuazione del significato della nostra esistenza ci conduce verso il nostro cammino di vita e lo rende identificabile, delineando i tratti di un volto in cui potersi finalmente riconoscere.
La volontà di significato non appartiene alla dimensione biopsichica dei bisogni ma a quella noetica dei desideri: la volontà di significato non è un bisogno, non appartiene alla sfera impulsiva, nè presuppone un livello superiore di bisogni a cui accedere dopo aver soddisfatto i bisogni inferiori o primari. La volontà di significato la possiamo accostare, nell’ottica frankliana al concetto di valore. “Mentre il bisogno sospinge l’uomo da dietro, obbligando in qualche modo l’individuo a soddisfarlo, il significato (o valore) attira l’uomo come un fine da raggiungere”. Nel primo caso siamo nella dimensione della necessità, nel secondo entriamo nel regno della libertà. L’uomo non soltanto reagisce a degli stimoli o soddisfa dei bisogni ma cerca di rispondere alle domande che la vita gli pone e in questo senso produce valori -guida della e alla propria esistenza.
La dimensione logoterapica esistenziale si viene ad intersecare inevitabilmente con il piano della relazione educativa il cui compito è quello di liberare l’uomo dai condizionamenti che lo soffocano rendendolo cosciente della ricerca di valori e di significato che alimentano il senso della propria responsabilità. Risvegliare il senso di responsabilità, è questo il compito primario su cui si deve attestare la relazione educativa e pedagogica affinchè l’individuo possa “sentire” la propria esistenza come veramente autentica. Il significato della vita però, non coincide con il proprio sé, con la propria autorealizzazione, l’essere umano nell’ottica frankliana, non è centrato su di sé, ma orientato verso il mondo ed è in questa tensione verso il proprio autotrascendimento che l’individuo trova il senso della propria esistenza. Solamente nella misura in cui riusciamo a rispondere alle esigenze verso cui ci sentiamo orientati, soltanto quando riusciamo a tracciare il sentiero dei nostri valori –guida allora riusciamo a rispecchiarci in un’esistenza di senso compiuto che trascende il proprio essere in direzione di significati di vita vissuta.
Realizzare valore nella propria vita vuol dire, al contempo, realizzare Amore, realizzare la cura verso l’altro da me, sviluppare le potenzialità dell’altro, cooperare verso la crescita collettiva. L’amore consiste in questo orientamento verso l’altro da sé, verso la realizzazione di valori di senso che trascendono l’effimero e il caduco avvenire permettendo al senso di trovare una persistenza di eterno.
L’analisi esistenziale logoterapica delinea orizzonti nuovi e originali contribuendo a rendere fecondo il dibattito sulla ricerca educativa e pedagogica; ma prima ancora che ai professionisti della relazione di aiuto, l’analisi esistenziale di Viktor Frankl, si rivolge ad ognuno di noi, facendoci riscoprire l’inesauribile potenzialità della cura educativa che, nello scardinare tutti gli schemi riduzionistici, provoca un cambiamento di paradigma rivoluzionario: da un’ ontologia narcisistica ad una condivisione etica ed intenzionale che si alimenta nella e della relazione. Oltre il cognitivo, l'esistenziale.

Daniele Bruzzone, Viktor Frankl.Fondamenti psicopedagogici dell’analisi esistenziale,Carocci Editore, Roma, 2012.