Affronterò in questo articolo in un’ottica psicodinamica, un tema che porta sofferenza nella coppia, in particolare al partner che ne è vittima: la ‘love addiction’, meglio conosciuta come dipendenza affettiva.
Con questa definizione si intende il comportamento disadattivo caratterizzato da una forte dipendenza dal partner. La dipendenza di cui parlo non va confusa con quella certa soggezione che è caratteristica nel legame di coppia al suo nascere, e nemmeno è da scambiare col malessere temporaneo generato dalla ferita narcisistica procurata da un “oggetto d’amore” non disponibile. La dipendenza affettiva è un disturbo della personalità che pervade la dimensione emotiva del soggetto, trasformando il rapporto di coppia da funzionale in patologico.
Janiri e Di Risio in un pubblicazione su questo argomento, mostrano alcuni dati frutto di osservazioni su coppie che richiedevano un trattamento psicoterapeutico individuale perché tormentati da problemi relazionali. Tali problemi si configuravano come degli stati di dipendenza che, in varia misura nei differenti soggetti, comportavano fenomeni di perdita del controllo, craving, astinenza, confusione e smarrimento di identità, distorsioni nelle distanze interpersonali, tendenza ad altre forme di addiction e di impulsività/compulsività.
Sulla base di queste osservazioni e della raccolta minuziosa degli aspetti relazionali disfunzionali, gli autori hanno ricostruito un quadro organico di quell’insieme di sintomi, comportamenti e vissuti cui si dà l’appellativo di dipendenza affettiva:

- reazioni di disorganizzazione, dissociazione, panico a: separazione, abbandono, solitudine, aspetti della relazione (distanziamento, controllo, instabilità);
- caratteristiche psico - sociali della sindrome di dipendenza inclusi craving, astinenza,
- perdita del controllo
- necessità di controllo o nei confronti del partner o da parte del partner
- possibilità di viraggio verso la gelosia paranoide
- non esclusiva del sesso femminile
- possibili abusi, maltrattamenti, incurie, traumi infantili
- frequenti disturbi e comportamenti riferibili allo spettro impulsivo-compulsivo
- frequente comorbilità per disturbi dell’umore

Quale è l’origine di questa patologia?
Perché si arriva a vivere una situazione di dipendenza affettiva?


Le esperienze della nostra infanzia, in particolare quelle dolorose e traumatiche, tendono a riemergere sotto forma di comportamenti disfunzionali, alle volte a tal punto che risulta impossibile ignorarne gli effetti. La teoria dell’attaccamento di John Bowlby può aiutarci a comprendere meglio le dinamiche della dipendenza afettiva. L’ipotesi di Bowlby, avvalorata da rigorose ricerche confermate sperimentalmente, è che
lo sviluppo emotivo della persona dipenda dalle caratteristiche del legame che si instaura fra madre e bambino. Gli studi portarono l’autore ad indagare quali potessero essere i differenti tipi di questo legame e da questi studi nacque la Teoria dell’attaccamento.


A parere dello studioso molti disturbi infantili come pure alcune psicopatologie e stati di angoscia presenti nell’adulto, sono attribuibili alle situazioni stressanti vissute dal bambino durante esperienze traumatiche di distacco e separazione. Secondo l’autore il modello di attaccamento che viene introiettato durante i primi anni di vita è così forte e stabile che diventerà un aspetto della personalità, fungendo da modello relazionale e caratterizzando i futuri rapporti. Gli studi confermano infatti la tendenza ad assumere con il partner lo stesso ruolo assunto durante l’infanzia con il genitore di riferimento, nella speranza questa volta di ottenere quelle risposte di reciprocità non avute in passato.
Ma come agiscono sul bambino e sull’individuo adulto questi differenti stili di attaccamento? La risposta ce la fornisce direttamente Bowlby:

“ Ogni individuo costruisce modelli operativi (rappresentazioni mentali) del mondo e di sé stesso nel mondo. In base a come percepisce gli eventi, l’uomo programma il suo futuro e formula previsioni. Nelle rappresentazioni mentali del mondo che ognuno di noi costruisce, la caratteristica principale è ‘chi’ sono le figure le figure di attaccamento, ‘dove’ possono essere trovate, e ‘come’ ci si aspetta che rispondano. In modo analogo, nelle rappresentazioni mentali del ‘sé’ che ognuno costruisce, la caratteristica principale è ‘quanto’ l’individuo sente di essere degno o non degno di amore agli occhi delle sue figure di attaccamento.(Bowlby, 1973)

Come abbiamo appena letto, il concetto centrale della teoria dell’attaccamento di Bowlby (Bowlby,1973) è che gli individui sviluppano rappresentazioni mentali, chiamate dall’autore Internal Working Model (IWM), che consistono in una serie di aspettative che l’individuo ha nei con fronti di se stesso, delle figure significative della sua esistenza, e del rapporto tra sé e queste figure.
Ora entriamo nello specifico per vedere quale ruolo giocano i vari stili di attaccamento e i relativi IWM nella dipendenza affettiva. Sarà interessante a questo scopo notare come le strategie adattive messe in atto dal bambino nel primo anno di vita, saranno le stesse che in seguito utilizzerà con il partner nella sua relazione amorosa, inconsapevolmente convinto che l’unica maniera per mantenere la vicinanza della persona amata sia quella di adottare le strategie infantili che a suo tempo gli garantirono la presenza della madre.


Attaccamento sicuro
Madre sensibile ai segnali del bambino e responsiva alle sue richieste,
supportiva durante episodi di stress.
STRATEGIA ADATTIVA DEL BAMBINO: Il bambino in situazioni di stress è in grado esprimere il suo disagio sicuro che l’adulto di riferimento sarà in grado di fornirgli aiuto e porsi come base sicura per l’esplorazione.
IWM figura di attaccamento: responsiva
IWM del Sé: degno di amore


Attaccamento evitante
Madre rifiutante del contatto fisico soprattutto in condizioni di stress del bambino.
STRATEGIA ADATTIVA DEL BAMBINO :Il bambino si focalizza su se stesso, non esterna le sue emozioni negative perché sa che non saranno tollerate dal genitore, lo scopo è evitare il dolore di essere rifiutato nel momento in cui avrà più bisogno di aiuto.
IWM figura di attaccamento: indisponibile, rifiutante, ostile
IWM del Sé: non degno di amore


Attaccamento ansioso-ambivalente
Madre imprevedibile nelle risposte alle richieste del bambino. Comportamento esageratamente affettuoso, intrusivo, oppure rifiutante, scollegato dalle esigenze del figlio.
STRATEGIA ADATTIVA DEL BAMBINO: La vicinanza del genitore inaffidabile e imprevedibile può essere mantenuta solo attraverso una esagerata manifestazione dei propri bisogni, la rabbia e l’ansia espressa dal bambino sembrano essere l’unico strumento per mantenere la vicinanza del caregiver.
IWM figura di attaccamento: indisponibile, rifiutante, ostile. Ma anche responsiva.
IWM del Sé: degno di amore, ma nel contempo anche non degno.


Attaccamento disorganizzato
Relazioni di cura spaventanti: maltrattamento, conflitti, mancata risoluzione di traumi o perdite
STRATEGIA ADATTIVA DEL BAMBINO: assenza di strategie unitarie e coerenti nella regolazione del comportamento funzionale al mantenimento di un contatto con la figura di attaccamento in condizioni di stress.
IWM figura di attaccamento: oggetto da controllare
IWM del sé: oggetto da controllare

Osserviamo come negli stili disorganizzato, ambivalente ed evitante, siano presenti elementi caratteristici della love addicion: il controllo ansioso e ossessivo di sé, dell’altro e della relazione (che va a discapito delle iniziative autonome), la convinzione di non essere degni di amore (che porta all’accettazione passiva di forme di maltrattamento).
Dunque siamo, pensiamo, sentiamo in un certo modo perché la realtà viene letta e valutata attraverso questi filtri personali, i nostri “occhiali” tramite i quali osserviamo gli eventi attribuendo loro un significato che è assolutamente personale e unico.
Alla luce di queste teorie non è difficile capire come il modello relazionale introiettato dal bambino nei primi anni della sua vita, diventi poi il vocabolario emotivo di tutto ciò che egli sperimenterà, guidandolo a comportamenti apparentemente privi di senso perché autolesivi, inappropriati, dolorosi, ma che in un’ottica psicodinamica non solo acquistano senso, ma possono diventare punto di partenza per un cambiamento.
Lo stesso Freud, ai suoi tempi, affermò che il legame tra madre e figlio è qualcosa di talmente forte che inevitabilmente verrà preso in esempio come prototipo di tutte le altre relazioni d’amore.

L’importanza di definire lo stile di attaccamento si ricollega di conseguenza alla possibilità di poter dare un’interpretazione ai disagi del bambino, di riconoscerli in tempo e di prevenire attraverso l’intervento psicologico, psicopatologie paralizzanti e ben più difficili da risolvere in età matura.


Immagine tratta da: www.quandonasceunamamma.com