Quella di Cappuccetto Rosso è sicuramente una fiaba che tutti conosciamo, solitamente nella versione dei fratelli Grimm che si conclude con il salvataggio di bambina e nonna da parte del cacciatore. (...)
I fratelli Grimm riprendono il tema del divorare sia in Cappuccetto Rosso che in Hänsel e Gretel, anche se in questa seconda fiaba l’atto di divorare resta solo un’intenzione.
Cappuccetto Rosso è dipinta in questa versione come una bambina spensierata totalmente protetta dalla madre, tant’è vero che l’uscita da sola nel bosco la porterà inevitabilmente all’incontro con il lupo.

Ad un’analisi psicanalitica questa protagonista ha già superato la fase orale e quindi è felice di dividere il cibo con la nonna, ma ancora vive il conflitto infantile tra principio di piacere e principio di realtà. La madre (Super-io) la avverte di tenere la retta via, ma quando il lupo le fa notare i bei fiori ed il soave canto degli uccellini la bambina non sa resistere e perde la strada. Inoltre la metafora sessuale ci lascia pensare che Cappuccetto Rosso sia propensa a farsi “sedurre” dal lupo poiché non oppone resistenza all’attacco del lupo. Quest’ultimo, d’altra parte, è un animale carnivoro e selvatico che, mangiando la bambina, non fa nulla di diverso che seguire la propria natura. Cappuccetto Rosso è una bambina che sta già affrontando problemi della pubertà per cui però non è ancora emotivamente pronta, in quanto non ha ancora superato i suoi conflitti edipici.
L’affacciarsi della bambina alla pubertà potrebbe essere rappresentato proprio dal cappuccio rosso con cui, dice la storia, era così bella che non volle più indossare altro.
L’attenzione della protagonista per il nuovo aspetto bello e femminile, quindi attraente per il sesso opposto, è segno della sua maturazione sessuale, così come lo stesso color rosso del cappuccio che richiamerebbe l’arrivo del ciclo mestruale. Bettelheim sottolinea come il cappuccio sia un regalo della nonna, simbolo della rinuncia alla capacità di attrarre gli uomini, in favore della giovane nipote.

Il fulcro di tutta la storia è quindi la maturità sessuale raggiunta troppo presto. Se non si è psicologicamente pronti all’esperienza del sesso, una maturazione precoce può portare ad una regressione piuttosto che ad una crescita, i contenuti inconsci ed istintivi possono sopraffare il soggetto.

Il motivo per cui questa fiaba è in genere ricordata con piacere non è solamente la metafora sessuale. Cappuccetto Rosso si presta all’identificazione per le sue naturali contraddizioni e per il suo conflitto interno tra il fare la cosa giusta ed i suoi desideri. Le fiabe parlano spesso di contraddizioni ed è un bene perché l’inconscio stesso ne è intriso. D’altra parte anche gli accenni sessuali hanno il loro fascino sul bambino che prova un’enorme curiosità verso il mondo sconosciuto del sesso. Nella versione dei Grimm questo aspetto è però lasciato in secondo piano, non vi sono rimandi sessuali diretti come in Perrault anche se queste immagini lavorano comunque a livello preconscio. Nella versione tedesca l’accento è posto sui desideri del bambino e sul conflitto con le istruzioni genitoriali; in tal senso il lupo rappresenterebbe anche la proiezione dei tratti di rabbia e di cattiveria dei genitori nel caso in cui venga scoperta e punita una disobbedienza.

Cappuccetto Rosso incontra il lupo proprio perché ha disobbedito alla madre e si trova in una situazione di completa incapacità a difendersi. A questo punto della storia compare il cacciatore, nuovo personaggio che ricopre il ruolo dell’eroe, colui che salva le due donne e fa trionfare la giustizia. L’Io di questo personaggio è abbastanza forte da trattenere gli istinti dell’Es e questo lo differenzia dalle protagoniste femminili; di fronte alla possibilità di uccidere immediatamente il lupo e soddisfare quindi la sua caccia (principio di piacere) il cacciatore decide di seguire la ragione e quindi apre la pancia dell’animale e libera nonna e nipote (principio di realtà). I bambini sono solitamente affascinati da questa figura, non solo perché si tratta del buono, ma anche perché riescono a percepire la valenza positiva del gesto cruento compiuto dal cacciatore; gli infanti hanno spesso tendenze distruttive che però percepiscono come costruttive e nel mondo reale adulto questa percezione è del tutto incompresa. C’è da aggiungere che l’eroe è l’unica figura maschile positiva della storia, anche se non è specificato da dove provenga.
Se questa fiaba avesse seguito i canoni classici probabilmente Cappuccetto Rosso avrebbe sposato il cacciatore per vivere felice e contenta, ma come emerso dall’analisi, la protagonista non è pronta per una sessualità matura e quindi non può convolare a nozze; d’altra parte, data la sua immaturità, non potrebbe ancora legarsi ad un maschile così forte e razionale.
E’ più probabile che il cacciatore abbia un ruolo paterno ovvero rappresenti quel padre di cui non si parla mai nella storia, ma che di certo è atteso da Cappuccetto Rosso mentre si trova nel ventre del lupo.

Quest’ultima ambientazione, l’oscurità delle interiora del lupo, ha anch’essa una doppia valenza simbolica. Dapprima rimanda al buio dell’inconscio e dell’indifferenziato, Cappuccetto Rosso ha ceduto all’istinto ed è stata totalmente sopraffatta dal suo Es, regredendo così ad uno stadio primordiale di coscienza.
D’altra parte è chiara la similitudine tra ventre del lupo e ventre materno: in questo senso l’oscurità è invece quasi accogliente e permette a Cappuccetto Rosso di crescere per poi rinascere non più bambina, ma donna. Il fatto che bambina e nonna non muoiano davvero è rassicurante per il bambino, scioglie le sue ansie e lo aiuta a convincersi che anche se si fanno errori, la conseguenza non è certamente la morte. Il cacciatore lo rassicura poi sul fatto che, laddove le sue forze non dovessero bastare, qualcuno accorrerà in suo aiuto.


Quella di Cappuccetto Rosso è sicuramente una fiaba che tutti conosciamo, solitamente nella versione dei fratelli Grimm che si conclude con il salvataggio di bambina e nonna da parte del cacciatore. (...)
I fratelli Grimm riprendono il tema del divorare sia in Cappuccetto Rosso che in Hänsel e Gretel, anche se in questa seconda fiaba l’atto di divorare resta solo un’intenzione.
Cappuccetto Rosso è dipinta in questa versione come una bambina spensierata totalmente protetta dalla madre, tant’è vero che l’uscita da sola nel bosco la porterà inevitabilmente all’incontro con il lupo.

Ad un’analisi psicanalitica questa protagonista ha già superato la fase orale e quindi è felice di dividere il cibo con la nonna, ma ancora vive il conflitto infantile tra principio di piacere e principio di realtà. La madre (Super-io) la avverte di tenere la retta via, ma quando il lupo le fa notare i bei fiori ed il soave canto degli uccellini la bambina non sa resistere e perde la strada. Inoltre la metafora sessuale ci lascia pensare che Cappuccetto Rosso sia propensa a farsi “sedurre” dal lupo poiché non oppone resistenza all’attacco del lupo. Quest’ultimo, d’altra parte, è un animale carnivoro e selvatico che, mangiando la bambina, non fa nulla di diverso che seguire la propria natura. Cappuccetto Rosso è una bambina che sta già affrontando problemi della pubertà per cui però non è ancora emotivamente pronta, in quanto non ha ancora superato i suoi conflitti edipici.
L’affacciarsi della bambina alla pubertà potrebbe essere rappresentato proprio dal cappuccio rosso con cui, dice la storia, era così bella che non volle più indossare altro.
L’attenzione della protagonista per il nuovo aspetto bello e femminile, quindi attraente per il sesso opposto, è segno della sua maturazione sessuale, così come lo stesso color rosso del cappuccio che richiamerebbe l’arrivo del ciclo mestruale. Bettelheim sottolinea come il cappuccio sia un regalo della nonna, simbolo della rinuncia alla capacità di attrarre gli uomini, in favore della giovane nipote.

Il fulcro di tutta la storia è quindi la maturità sessuale raggiunta troppo presto. Se non si è psicologicamente pronti all’esperienza del sesso, una maturazione precoce può portare ad una regressione piuttosto che ad una crescita, i contenuti inconsci ed istintivi possono sopraffare il soggetto.

Il motivo per cui questa fiaba è in genere ricordata con piacere non è solamente la metafora sessuale. Cappuccetto Rosso si presta all’identificazione per le sue naturali contraddizioni e per il suo conflitto interno tra il fare la cosa giusta ed i suoi desideri. Le fiabe parlano spesso di contraddizioni ed è un bene perché l’inconscio stesso ne è intriso. D’altra parte anche gli accenni sessuali hanno il loro fascino sul bambino che prova un’enorme curiosità verso il mondo sconosciuto del sesso. Nella versione dei Grimm questo aspetto è però lasciato in secondo piano, non vi sono rimandi sessuali diretti come in Perrault anche se queste immagini lavorano comunque a livello preconscio. Nella versione tedesca l’accento è posto sui desideri del bambino e sul conflitto con le istruzioni genitoriali; in tal senso il lupo rappresenterebbe anche la proiezione dei tratti di rabbia e di cattiveria dei genitori nel caso in cui venga scoperta e punita una disobbedienza.

Cappuccetto Rosso incontra il lupo proprio perché ha disobbedito alla madre e si trova in una situazione di completa incapacità a difendersi. A questo punto della storia compare il cacciatore, nuovo personaggio che ricopre il ruolo dell’eroe, colui che salva le due donne e fa trionfare la giustizia. L’Io di questo personaggio è abbastanza forte da trattenere gli istinti dell’Es e questo lo differenzia dalle protagoniste femminili; di fronte alla possibilità di uccidere immediatamente il lupo e soddisfare quindi la sua caccia (principio di piacere) il cacciatore decide di seguire la ragione e quindi apre la pancia dell’animale e libera nonna e nipote (principio di realtà). I bambini sono solitamente affascinati da questa figura, non solo perché si tratta del buono, ma anche perché riescono a percepire la valenza positiva del gesto cruento compiuto dal cacciatore; gli infanti hanno spesso tendenze distruttive che però percepiscono come costruttive e nel mondo reale adulto questa percezione è del tutto incompresa. C’è da aggiungere che l’eroe è l’unica figura maschile positiva della storia, anche se non è specificato da dove provenga.
Se questa fiaba avesse seguito i canoni classici probabilmente Cappuccetto Rosso avrebbe sposato il cacciatore per vivere felice e contenta, ma come emerso dall’analisi, la protagonista non è pronta per una sessualità matura e quindi non può convolare a nozze; d’altra parte, data la sua immaturità, non potrebbe ancora legarsi ad un maschile così forte e razionale.
E’ più probabile che il cacciatore abbia un ruolo paterno ovvero rappresenti quel padre di cui non si parla mai nella storia, ma che di certo è atteso da Cappuccetto Rosso mentre si trova nel ventre del lupo.

Quest’ultima ambientazione, l’oscurità delle interiora del lupo, ha anch’essa una doppia valenza simbolica. Dapprima rimanda al buio dell’inconscio e dell’indifferenziato, Cappuccetto Rosso ha ceduto all’istinto ed è stata totalmente sopraffatta dal suo Es, regredendo così ad uno stadio primordiale di coscienza.
D’altra parte è chiara la similitudine tra ventre del lupo e ventre materno: in questo senso l’oscurità è invece quasi accogliente e permette a Cappuccetto Rosso di crescere per poi rinascere non più bambina, ma donna. Il fatto che bambina e nonna non muoiano davvero è rassicurante per il bambino, scioglie le sue ansie e lo aiuta a convincersi che anche se si fanno errori, la conseguenza non è certamente la morte. Il cacciatore lo rassicura poi sul fatto che, laddove le sue forze non dovessero bastare, qualcuno accorrerà in suo aiuto.




Immagine tratta da: http://www.lastampa.it