Nella sua feconda opera, Freud si occupò anche del rito, interpretandolo in chiave psicoanalitica quale modalità per esprimere le regole della società e allo stesso tempo viene dare sfogo a quelle pulsioni che, impedite dal tabù, restano inesprimibili. Jung dal canto suo vide nel rito un contenitore psichico della trasformazione, necessario nel momento in cui l’equilibrio psichico è minacciato da un passaggio da un modo di essere ad un altro.
La tesi di Camilla Martini si propone "di mettere a fuoco le prospettive più interessanti elaborate finora dall’antropologia e dalla psicologia del profondo sul tema del rito, con uno sguardo allenato dalla filosofia e capace perciò di mettere in luce i sistemi di pensiero dai quali nasce un’interpretazione piuttosto che un’altra."