La tesi di Silvestro Calabrese è un contributo allo studio dell'arte terapia, discipilina sviluppatasi in seno alla psicoanalisi in alternativa all'apporccio verbale. Come scrive l'autore:

"La particolarità di questa disciplina è che, oltre all’ampia differenziazione all’interno degli stessi ordinamenti teorici, ha dovuto conoscere anche una disomogenea distribuzione nel mondo scientifico, con un evidente sbilanciamento verso il continente americano. Giunta in Italia con varie decadi di ritardo, oggi può contare su varie scuole di formazione che ne preservano, realmente, la pratica.
L'attenzione dell'autore si sofferma sull'Art Therapy Italiana, che ha la sua sede principale a Bologna, dopo un'ampia introduzione che getta luce sui contributi della psicoanalisi sia per la comprensione della natura dell'arte (ad opera principalmente di Freud e Hanna Segal), sia sui meccanismi con la quale questa si esprime (con i contributi di Ernst Kris e Silvano Arieti): entrambi gli approcci "condividono il presupposto che l’origine sia da ricercare nell’inconscio."

E' di Freud "La convinzione che la produzione artistica dello scrittore, e dell’artista in genere, sia
il risultato di una particolare mediazione, di una scissione quasi, tra il processo primario, espressione delle pulsioni libidiche, e il processo secondario, funge da motivo di fondo dello scritto: l’inconscio emerge dal lavoro dell’artista e, attraverso esso, agisce praticamente sulla realtà, modificandola, correggendola, ricreando con l’opera ciò che le persone normali, non dotate delle sue straordinarie qualità, fanno con la fantasia e, ugualmente, ciò che il bambino, spinto dal “desiderio di essere grande e adulto”, fa con il gioco.
La funzione dell’arte, quindi, è prettamente trasformativi, quasi magica, grazie alla quale poche ed elette persone, dotate di capacità eccezionali, possono creare per sé e per gli altri un mondo “parallelo”, fondato unicamente sul conseguimento del piacere."