Il concetto di sublimazione fu introdotto da Freud per indicare quel meccanismo che permette di incanalare una pulsione sessuale o aggressiva in un'attività socialmente accettabile. Roberto Modesto, nella sua tesi di laurea, ne studia un aspetto molto interessante: la sublimazione della sessualità nell'espressione artistica. In particolare, dopo un'ampia introduzione teorica che inquadra la teorizzazione della sublimazione e la visione dell'artista da parte di Freud e degli psicoanalisti successivi (Klein, Segal, Chasseguet-Smirgel, gli psicologi dell'Io e Maslow), presenta i risultati di una ricerca su come gli artisti vivano la sessualità.

L'autore si propone di rispondere a interessanti quesiti: come vive la sessualità una persona che dirige gli impulsi sessuali nel versante della creazione artistica? Riesce l'artista a vivere una serena vita sessuale di coppia con un partner? Quali sono i comportamenti sessuali più frequenti degli artisti?

Le conclusioni dello studio sembrano in linea con le prime teorizzazioni freudiane; l'autore scrive in proposito:
La ricerca ci fa notare, inoltre, come tra le persone creative ci sia una maggior sofferenza sessuale dovuta ad una maggior presenza di tensione psichica rispetto alle persone razionali. Questa sofferenza nasce dal fatto che gli artisti sono pervasi da più energia libidica rispetto ai soggetti di controllo, possedendo anche una maggior sensibilità. Secondo quanto ricavato dai risultati sembra chiaro che la teoria di Freud, secondo la quale la creatività rappresenta uno scarico di energie inconsce, socialmente inaccettabili se espresse nella forma primaria, che premono però per manifestarsi, determinando così il comportamento fantastico dell’artista, sia confermata.
E’ inoltre verificata la maggior complessità psicologica della persona creativa rispetto a quella normale: essa deve fare i conti con i conflitti inconsci acuti ed intensi, che la persona adattata rimuove o controlla per altre vie. L’artista, quindi, può essere considerato simile ma non uguale al nevrotico in quanto dalle tensioni inconsce si lascia incapsulare per poter dar vita all’atto creativo. Ciò non esclude possibilità di arrivare a nevrosi o ad altri disturbi della personalità. Il motore creativo di tutto comunque resta sempre la pulsione.