Come nasce e si sviluppa nel bambino il senso religioso? Giovanna Colangeli propone nella sua tesi di laurea una comparazione tra due studiosi che si sono occupati del tema: Freud e Piaget .
In particolare, Freud considera la religiosità un'illusione, che si sviluppa parallelamente alla sessualità. Scrive l'autrice: "Dato che il bambino non è ancora capace di procurarsi tutto ciò che è necessario per la sua sopravvivenza, vive in stretta dipendenza da suo padre che è pronto a fare tutto per lui la situazione psichica del bambino è contrassegnata dall'angoscia per questa dipendenza.
Lo stesso atteggiamento rimane anche nell'adulto, dato che esistono sempre dei problemi che per lui rimangono irrisolvibili (ad esempio la morte). Rimane così il sentimento d'impotenza e l'angoscia come conseguenza di questa debolezza. L'angoscia può essere superata in questo modo: l'uomo inventa un essere onnipotente che lo può salvare in ogni situazione estrema. Questa fede ha anche la funzione di regolamento sociale degli istinti. Il credere in un'anima spirituale giustifica la rinuncia agli impulsi naturali; la fede nella vita eterna, modera l'angoscia di fronte alla morte; il confidare nel Dio dell'amore rende più sopportabile la cruda realtà, la fede come ricompensa nell'altro mondo fa tollerabile le ingiustizie terrene"


Piaget, invece non elabora una filosofia della religione, ma cerca la chiave intrapsichica per lo sviluppo del pensiero religioso,ma "si ferma nel suo studio all'età di circa 12 anni. Sembrerebbe che a questa età lo sviluppo sia concluso con l'acquisizione del pensiero formale operazionale e lo stadio autonomo di sviluppo morale. Qui si manifesta il limite della concezione religiosa e morale di Piaget: è intellettualistica. Ha affrontato l'argomento solo dal punto di vista cognitivo, del ragionamento e non della scelta morale. La componente affettiva non riveste una funzione così importante come dovrebbe avere... Da ciò consegue che, se la capacità di pensiero logico più maturo (pensiero formale operazionale) è acquisito con l'adolescenza, la maturità affettiva è proprio nell'adolescenza che si trova a dover affrontare le tappe più importanti ed è ben lontana da un equilibrio raggiunto.

L'autrice sottolinea come un'integrazione delle due posizioni sia auspicabile, per approdare a "un approccio allo sviluppo morale e religioso che sia in grado di rendere conto simultaneamente di tutti i beni particolari, esaminabili distintamente, ma strettamente connessi e che contribuiscono al raggiungimento e alla composizione della moralità e religiosità:
- fattori personali;
- aspetto volitivo, come atto di accettazione e di adesione ad una dottrina, con conseguente impegno agli schemi di comportamento che ne derivano;
- aspetto emotivo, come bisogno di fiducia, d'amore e di donazione;
- aspetto intellettivo, come conoscenza e concettualizzazione dei valori religiosi;
- fattori esterni o ambientali: contesto familiare e socio-culturale.