Sentirsi vuoti: l’approccio bioenergetico alla depressione

Nella nostra società è altissimo il numero di persone che ogni anno cade in uno stato depressivo. Uno stato di malessere interiore che si manifesta sotto forma di tristezza profonda, indifferenza nelle relazioni interpersonali e stato di stanchezza ed apatia. Molte sono le cause scatenanti della depressione , può essere lo stress sul lavoro, a casa o a scuola.
Recenti studi mettono in luce la stretta relazione tra la sindrome del burnout e gli stati depressivi: in entrambi i casi il soggetto si trova con le “batterie completamente scariche”, senza interesse alla vita e preda dell’apatia. L’incapacità di relazionarsi con un cambiamento o una nuova situazione è insieme causa e conseguenza principale dello stato depressivo.
Nell’approccio bioenergetico al problema della depressione l’aspetto principale considerato è quello del calo energetico a livello psichico e corporeo.
La depressione è vista come la perdita della forza interna di un organismo, paragonabile in un certo senso alla perdita d’aria che può verificarsi in un pallone gonfiato o nella camera d’aria di una gomma d’auto. La persona depressa non reagisce come la persona normale agli stimoli provenienti dall’ambiente: il suo corpo, dotato di una carica energetica troppo bassa e lo spirito svuotato la rendono incapace di rispondere, come una pallina da tennis sgonfia che non rimbalza.
L’incapacità di rispondere agli stimoli esterni come anche la mancanza di interesse sono i punti essenziali a cui fare attenzione per distinguere lo stato depressivo da altre condizioni emozionali simili. Lo stato depressivo, infatti, è la repressione dell’emozione, e non può essere quindi considerato a sua volta una emozione.
È più giusto considerarlo un’assenza di emozioni, un vuoto emotivo.
Questo va sottolineato perchè spesso lo stato depressivo non viene riconosciuto da parenti o amici in quanto scambiato a sua volta per un sentimento- si “sente depresso”- quindi scambiato per un’emozione passeggera, come tristezza o malinconia.
Spesso parenti e conoscenti delle persone affette da malinconia scambiano tale stato con un semplice calo d’umore o di interesse. Consigliano al soggetto colpito di “farsi forza” di “tirarsi su”. Da un punto di vista bioenergetico tale comportamento è come pretendere che un corridore caduto esausto dopo una lunga maratona “si faccia forza” e con un semplice atto di volontà recuperi le energie necessarie per correre altri cento metri. Nella maggior parte dei casi, infatti, il paziente depresso è perfettamente conscio del suo stato, vorrebbe agire e saprebbe bene cosa fare, semplicemente il suo livello di energia è talmente basso che non riesce a trovare interesse a compiere l’azione, gli sembra inutile o difficilmente realizzabile.
Molti depressi, prima di cadere in questo stato, erano persone che lavoravano in modo compulsivo, come “delle macchine”. Proprio questo modo di agire meccanico, in cui il soggetto non trovava alcun piacere, ma in cui si impegnava spesso per “senso del dovere” è lo scarico in cui vanno a finire lentamente tutte le energie del soggetto che rimane svuotato ed inaridito dal di dentro.
Il soggetto non trova soddisfazione in ciò che fa di per sè, ma nella sua riuscita come lavoratore; la stima che ha di sè di basa esclusivamente sulle sue capacità lavorative e non nel suo esistere in quanto persona.
Per questo le sue riserve vitali vengono esaurite nello sforzo di mantenere un’immagine che è focalizzata sugli altri. Mancando il piacere, la motivazione a muoversi, in senso prima di tutto fisico, ma anche in senso psicologico, verso delle mete e degli obbiettivi, diminuisce in conformità.
Si viene così a formare un circolo vizioso in cui l’azione meccanica non da piacere e genera mancanza di motivazione a muoversi e questa a sua volta impedisce di agire con soddisfazione perseguendo degli obbiettivi.
Il livello energetico dell’organismo diminuisce, come una gomma che, a poco a poco, si sgonfia.
La depressione può sopraggiungere, quando la gomma è a terra l’automobile, metafora del sistema corpo-mente, non marcia più.
La terapia bioenergetica alla depressione consiste innanzi tutto in un ciclo di psicoterapia per scoprire i traumi che hanno “bloccato” l’individuo, spingendolo ad agire in modo puramente meccanico e per aiutarlo a ristrutturare la propria identità in un nuovo modo più funzionale.
In secondo luogo vengono proposti esercizi respiratori che attivano e sviluppano la respirazione diaframmatico-pelvica; l’utilità di tali esercizi risiede nel riattivare la funzione respiratoria, che agisce da “carica energetica”, con l’aiuto di un movimenti di oscillazione pelvica.
Agli esercizi di respirazione vengono associati ad altri esercizi che sviluppano il “grounding”, cioè la relazione del corpo con il terreno che simbolicamente rappresenta la realtà.
Il vantaggio dell’approccio bioenergetico sta nell’affiancare alle terapia psicanalitica ed al coaching un lavoro sul corpo che permette di implementarne l’efficacia agendo direttamente sul livello energetico del soggetto. Approccio che si rivela particolarmente efficace nel caso della depressione, dove il calo del livello energetico del paziente è fattore scatenante della patologia.
di Bruno Corzino [Leggi la sua biografia »] [Visita la sua tesi »]
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