La Fisiognomica, dal greco “conoscenza della natura”, è una disciplina che analizza il nesso tra la dimensione fisica e quella interiore dell'uomo. Essa vanta di un'origine antichissima: basti pensare che già i filosofi Platone ed Aristotele mostrarono il loro interesse nei confronti di questa tematica. Colui che, ereditando le riflessioni dei suoi predecessori, diede alla Fisiognomica un assetto compiuto, fu Giambattista Della Porta, pensatore napoletano attivo nel Rinascimento. Nel De Humana physiognomia, opera del 1586, Della Porta sostiene che, dalla disamina del corpo umano, si possono ricavare i tratti essenziali del carattere proprio di una persona, riconoscendo alla parte alta, il capo, il viso, ma, soprattutto, gli occhi, maggiore pregio rispetto alle altre. I tratti “fissi”, che indicano la specificità di una determinata struttura umana, sono influenzati dai fattori esterni, attraversando, quindi, delle fasi di trasformazione. Il trattato, che ho poc'anzi menzionato, è diviso in quattro libri, nei quali Della Porta parte da osservazioni di carattere generale, utili, secondo lui, per un corretto “esame fisiognomico”, per individuare, nell'ultimo libro, un parallelo tra la morfologia umana e quella animale. Al filosofo napoletano va, sicuramente, riconosciuto il merito di essere giunto a delle intuizioni significative, dal punto di vista antropologico, e, per certi versi, di aver anticipato i risultati ottenuti dagli studiosi moderni, ma, tuttavia, la volontà di attribuire alla scienza e alla magia pari dignità, rappresenta il suo più grosso limite, evidenziato dai critici. Oggi, gli studiosi sono concordi nell'affermare che la Fisiognomica non sia una “scienza esatta”, ma una modalità di interpretazione dell'umano, che necessita di una “verifica” costante. Si tratta, pertanto, di un argomento molto delicato e spinoso, che può essere approfondito solo se si è in possesso delle competenze specifiche. In questa sede, mi vorrei soffermare su quegli aspetti della disciplina in questione, che sono generalmente condivisi. L'innestarsi delle relazioni interpersonali si fonda, appunto, sulle reazioni che ogni individuo può avere di fronte all'espressività di un altro e tale espressività è, a sua volta, determinata, in special modo, dalle proporzioni sussistenti tra le diverse componenti del viso. Come accade che una persona ci risulta simpatica piuttosto che antipatica? Il primo punto sul quale si focalizza il nostro sguardo sono sicuramente gli occhi dell'altro, per antonomasia definiti “lo specchio dell'anima”; ma, poi, esso si sofferma sulla bocca, a seguire sul naso e sul mento. Il volto di una persona può davvero raccontarci molto sul suo conto: sulla base della specifica forma del volto e delle particolari corrispondenze tra le parti di esso, sono stati individuati dei “tipi”, che incarnerebbero aspetti caratteriali differenti. Il “tipo mercurio” è caratterizzato dalla forma triangolare del volto, poco carnoso e stretto. Ha un naso lungo e quasi sempre dritto, labbra sottili e molto mobili, mento affilato e a punta, occhi scuri, piccoli, vivaci e molto espressivi. In questo tipo prevalgono l'intelletto, la logica e la ragione. Sarà riflessivo, meticoloso, e poco spontaneo, ma anche piuttosto instabile dal punto di vista emotivo. Il cosiddetto “tipo venere” possiede un viso rotondo-ovale, piccolo e grazioso, che, col trascorrere degli anni, tende ad arrotondarsi. Possiede un naso di piccole-medie dimensioni, una bocca piccola con labbra carnose. I lineamenti del tipo venere sono morbidi e il suo sguardo trasmette affetto. Dal punto di vista caratteriale, tali soggetti sono pacifici, amanti della conciliazione e molto inclini ai sentimenti. Il “tipo terra”, invece, si distingue per la forma trapezoidale del volto, un naso schiacciato e solitamente grande, una bocca grande ed occhi piccoli e sonnolenti. Questo tipo è dotato di un'intelligenza pratica, di una notevole abilità manuale ed è piuttosto sedentario e conservatore. Troviamo, inoltre, il “tipo marte”: esso è caratterizzato da un volto angoloso di forma allungata, un naso aquilino ed occhi brillanti e sinceri. Esso dispone di un carattere appassionato ed istintivo, e gode di uno spirito combattivo. Il “tipo giove” ha un volto bombato, maggiormente largo sotto, un naso aquilino, ma piccolo e occhi ridenti e, al contempo, autoritari. La sua intelligenza è di carattere, sostanzialmente, pratico ed è animato da uno spirito attivo ed ottimista. Esistono, inoltre, altri tre tipi: il tipo “saturno”, il tipo “solare” e quello “luna”. Il primo dei tre, il “saturno”, ha un volto a forma di mandorla, molto lungo, stretto e dritto ed occhi infossati, scuri e tristi. È dotato di un carattere austero e intransigente ed è, di solito, incline alla riflessione. Il tipo “solare”, invece, possiede un volto a forma di oliva, un naso sottile, leggermente aquilino ed occhi grandi e aperti. Questo soggetto vive passioni intense ed è idealista e alquanto creativo. Infine, il tipo “luna” ha un volto rotondo, un naso all'insù e corto, ed uno sguardo che trasmette un'espressione sognante; esso possiede un carattere riservato e indeciso.