Andromeda. A leggere tale nome, magari, alcuni potrebbero storcere il naso, prefigurandosi questo articolo come il racconto dell’ennesima favola mitica. Del resto, se c’è qualcuno che trova noiosi tali argomenti, non è questo il luogo per dimostrargli il contrario. Se invece dei lettori sono interessati o anche solo un po’ curiosi, beh! gli si può anticipare che in questo articolo non solo di mitologia si parlerà, ma al contrario, come spesso accade, essa offrirà uno spunto, alla mente ben disposta alla critica, per irrompere poi, nei meandri della più stringente attualità.

Dato che, inoltre, l’argomento stavolta trattato, potrebbe risultare un po’ delicato e inconsueto, a maggior ragione, la base di partenza mitologica offrirà al lettore, come ha già fatto per il redattore, una sicura e, soprattutto, seria ancora d’appoggio, costituendo almeno una radice nobile a un discorso più frivolo. Inoltre, prendendo per buona la tesi di Freud, secondo cui i greci erano stati degli psicologi tanto bravi da saper imprigionare e semplificare nelle figure mitologiche i desideri ancestrali e, spesso, inconfessabili degli uomini, allora, sempre il nostro mito di partenza, quello della fanciulla Andromeda, fungerà da modello di paragone per un particolare costume molto in voga nella società attuale.

Del resto, come sottolineano spesso anche i matematici e i fisici, il caso ideale, quello riprodotto in laboratorio e in condizioni ottimali, che per i più letterati corrisponderebbe al mito, non può essere valido, senza tenere conto di tutte le variabili che entrano in gioco nella realtà di ogni giorno, quella che si svolge fuori dall’osservatorio.

Dunque, prima di divagare per giustificare la trattazione di questo articolo, cercando di dargli un tono di serietà e mistero, si parlava del mito di Andromeda, la principessa d’Etiopia figlia di Cefeo e Cassiopea.

La sfortuna dell’eroina fu quella di avere una madre che lodava la propria bellezza come superiore persino a quella delle Nereidi, le ninfe del mare figlie del dio Poseidone. Mai porsi al di sopra di una divinità, almeno nell’ambiente ideale della mitologia, perché subito questa interviene a punire la superbia dei mortali, il dio degli oceani, infatti, pretese, come risarcimento, il sacrificio della bella figlia, Andromeda.

A questo punto ad illustrare i particolari dell’offerta ci pensa Ovidio (Metamorfosi IV, vv. 672-683 che, non a caso, indugia sui particolari più sensuali dell’eroina: appena la vide (Perseo, il suo liberatore) legata con le braccia alla dura roccia, se non fosse stato per un lieve vento che le muoveva i capelli e per il tiepido pianto che le scendeva dagli occhi, l’avrebbe creduta una statua di marmo … senza saperlo prese fuoco e restò attonito e rapito dall’immagine di bellezza vista … La fanciulla dapprima stette zitta, né osò chiamare l’uomo (sempre Perseo) e se non fosse stata legata si sarebbe coperte le modeste sembianze con le mani.

Se, poi, la sensualità delle parole non dovesse bastare c’è, ancora, la bellezza delle immagini di pittori come Henri Pierre Picou, Gustave Dorè e Edward Poynter che ritragono un’ Andromeda nuda, con le mani legate alla roccia da una catena e il volto teso per la paura del pericolo imminente.
Ebbene a questo punto del discorso c’è il salto di qualità (ora spetta al lettore giudicare se in meglio o in peggio) del ragionamento fin qui condotto, infatti, non è difficile vedere, al di là della figura di Andromeda nuda e incatenata, l’immagine delle eroine di opere di narrativa molto più recenti, ma che hanno riscosso un successo e una diffusione eccezionali, come la trilogia di 50 sfumature, senza dubbio la più nota tra quelle di argomento simile.

Tuttavia, dato che, come si diceva, quello mitologico è da considerarsi come il caso ideale, prima di trasferirsi sul piano della realtà occorre effettuare le dovute precisazioni.
Se gli autori e gli artisti, per circa duemila anni si sono soffermati a rappresentare la bellezza di una fanciulla nuda e incatenata, pur potendo scegliere una scena qualsiasi del mito di Andromeda, allora vuol dire che questo, oltre a essere il punto focale della storia della principessa Etiope era anche la scena ammirata e apprezzata dagli osservatori.

Certo è che il passaggio dall’evento mitologico, pur con tutte le implicazioni psicologiche in esso celate, alla pratica di quello che oggi si definisce bondage non è semplice e nemmeno tanto diretto. Se si descrivesse il percorso con cui questo rapporto amoroso è venuto affermandosi limitatamente alla sfera letteraria, allora ci si troverebbe di fronte a una lunga serie di romanzi precedenti di almeno 100 o 200 anni rispetto alle attuali 50 sfumature: si tratta di un particolare tipo di letteratura un po’ snobbata all’epoca, ma che comunque testimoniava l’esistenza di un amore alternativo e di fantasie che, mentre prima si cercava di tenere nascoste, perché ritenute anormali, ora sono viste come un modo per stuzzicare la fantasia e intensificare l’unione.
Non ebbero, infatti, vita facile e successo editoriale romanzi come “Histoire d’O” dell’autrice francese Dominique Aury, incentrato su una storia di sottomissione femminile, l’autrice, infatti, nel 1954 fu costretta a pubblicare la propria opera con lo pseudonimo di Pauline Réage; la “Venere in pelliccia” dell’autore austriaco Leopold von Sacher-Masoch del 1870, dove a sottomettersi è, invece, un uomo, il quale accetta la sua condizione di schiavo firmando addirittura un contratto per la sua padrona; ancora più indietro nel tempo, c’è l’opera del marchese De Sade, vissuto a cavallo tra ‘700 e ‘800, il suo lavoro incentrato sulla ricerca del piacere, anche quello erotico ottenuto mediante le attività di dominazione e sottomissione, non godette certo del favore della critica, dato che l’autore venne accusato e processato per reati di violenza sessuale e condotta immorale.
Il redattore si astiene dall’indagare su quanto di vero o fantasioso ci fosse nelle opere appena citate, oppure, nel caso in cui si prende per buono che almeno parte di esse fossero ispirate a eventi reali, se queste pratiche prevedessero almeno la presenza di una persona consensuale dall’altra parte.

Tornando ai giorni nostri, in cui questo tipo di letteratura erotica ha goduto di ristampe e libera circolazione, un ruolo essenziale e imprescindibile è stato attribuito al concetto di volontarietà e sicurezza: l’eroina di “50 sfumature” o del “diario di una sottomessa” non viene legata e torturata contro la propria volontà per scontare una colpa, come era già accaduto per Andromeda, ma ha un’indole che la porta, soprattutto in campo amoroso, a sottomettersi al proprio uomo, il quale nutrendo lo stesso amore nei confronti della propria amata, non approfitta della situazione, ma ama la sua donna in un modo differente dal solito e comunque intenso.

Il team di sexualitics.com che si occupa di studi di sociologia applicati al campo della pornografia, ha analizzato i dati provenienti dai maggiori portali di video pornografici online e ha realizzato un sistema capace di fornire il numero di visualizzazioni suddivisi per categoria in un arco di tempo che va dal 2008 al 2012. Questi dati che sono tranquillamente accessibili a chiunque si colleghi al portale, possono essere sfruttati per compiere ricerche di diverso genere, oltre che per analizzare l’orientamento dei gusti sessuali dei fruitori di alcuni siti internet.
Nello specifico, il redattore di questo articolo, sfruttando tale programma si è reso conto di come negli anni intorno al 2011 (anni di pubblicazione e diffusione dei libri erotici già citati in precedenza) anche il gusto dei fruitori di pornografia ha subito un cambiamento: infatti, se sul portale sexualitics.com si effettuasse una ricerca relativa alle categorie BDSM, slave, tied, submission, si vedrebbe come la fruizione di queste categorie di video ( le parole che li identificano sono termini inglesi utilizzati per indicare pratiche di dominazione e sottomissione) è aumentata notevolmente, forse un sintomo della diffusione senza remore di un determinato gusto.

Al di là degli allarmismi, che porterebbero a sospettare un’improvvisa esplosione di violenza in campo sessuale, con le tragiche conseguenze già riportate da alcune notizie di cronaca, la cosa di cui occuparsi seriamente sarebbe l’educazione all’amore, perché, proprio come avviene nelle opere di recente pubblicazione, che almeno qualcosa insegnano, se osservate dal giusto punto di vista, in esso, nell’amore, anche le perversioni, o meglio, differenze in quanto a gusti sessuali, trovano il giusto equilibrio nel rispetto dell’altro.


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