Leggere un libro per conoscersi meglio? È questo uno dei motivi che ha spinto alcuni psicologi a introdurre la biblioterapia.

Con il termine biblioterapia si intende la terapia attraverso la  lettura come strumento di promozione e crescita culturale personale e collettiva, come strumento di autoaiuto, di acquisizione di conoscenze e promozione di consapevolezza in situazioni di disagio psicologico e sociale oltre che come tecnica psicoeducativa e cognitiva in ambito psicoterapeutico.
Negli anni Trenta, lo psichiatra americano William Menninger, intuendo le potenzialità della lettura, ricorse ai libri per curare i suoi pazienti, dando il via alla biblioterapia: prescriveva, infatti, i libri come strumento di stimolo alla riflessione, alla conoscenza, all’approfondimento. La lettura in senso curativo poggia sul meccanismo dell’identificazione con i personaggi: trovata la nota giusta cui accordare il proprio cuore, leggere un romanzo può facilitare la comprensione di alcuni aspetti di sé e l’elaborazione di quelle paure che generano malessere. Leggere a fini terapeutici può determinare lo sviluppo di quelle capacità empatiche fondamentali nei processi di maturazione psicologica e di socializzazione individuale e collettiva. Inoltre, la complicità che il paziente/lettore sviluppa coi personaggi, lo induce ad accettare più facilmente i propri limiti, errori e conflitti, a potenziare le proprie competenze emotive e ad elaborare strategie adeguate ad affrontare i disagi della quotidianità.
Nei Paesi anglosassoni la biblioterapia è ritenuta molto efficace per alleggerire disturbi come ansia, depressione di lieve e media entità, disturbi alimentari, crisi di panico e fobie tipiche della contemporaneità. È indicata per bambini, adolescenti, adulti ed anziani e le sue applicazioni si adattano a contesti diversi, ma si riferiscono anche all’autocura, all’autoaiuto: un romanzo può essere stimolante, grazie ad analogie e richiami alla propria storia personale. Il libro diventa un “altro luogo”, dove conoscere se stessi, crescere cognitivamente, psicologicamente e socialmente nel corso di tutta la vita. Il concetto di salute, enunciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è complesso: la salute è un equilibrio tra aspetti fisici, psicologici e sociali e la biblioterapia si colloca bene all’interno di questa definizione. La lettura, dunque, può divenire un facile strumento per raggiungere serenità interiore.

Prescrivere un libro in psicoterapia aiuta la persona sofferente a riflettere su di sé, a confrontarsi, a potenziare le sue capacità cognitive ed emotive sviluppando risorse ed abilità  empatiche, acquisendo conoscenze ed elaborando strategie di gestione del disagio psicologico adeguate ed efficaci.

Così introduce il significato di biblioterapia Rosa Mininno, che ha creduto nella lettura dei libri come strumento di terapia, come Psicologa Psicoterapeuta e curatrice di www.biblioterapia.it, il primo sito del genere in Italia.

Leggere o ricorrere ad altre espressioni culturali per scoprire, costruire o ricostruire se stessi non equivale a leggere per distrarsi, anche se le due modalità possono essere in qualche modo connesse – così ci spiega Michèle Petit, antropologa al Ladyss.

Leggere un libro non significa solo entrare in contatto con un mondo fantastico o realistico o d’avventura ma incontrare l’Eroe su cui proiettare se stessi. Durante la lettura il proprio io si identifica spesso con l’Eroe e l’autore e si viene a creare una sorta di trio narrativo che è il punto di partenza di tutto il processo interpretativo che ha come attori: l’autore, l’eroe e il lettore. Chi legge può, meglio di tutti, raggiungere il pensiero dell’autore attraverso l’interpretazione del personaggio, e sfruttare la propria immaginazione e il proprio vissuto per arricchire di significato la propria lettura (“La doppia interpretazione: autore e lettore a confronto” di Laura Cianci). È da qui che parte tutto il processo terapeutico in ambito patologico.
Appropriarsi di un libro – secondo Michèle Petit significa trovarci dentro parole o immagini cariche di significato che è solo nostro (Elogio della Lettura).

I romanzi — spiega Andrea Bolognesi, psichiatra — specie i grandi della letteratura classica, sono miniere dove ognuno può trovare la nota cui accordare il suo cuore. Nella lettura dei romanzi entra in gioco l'identificazione coi personaggi. Questo meccanismo permette di "guardarsi dentro" senza auto-inganni, grazie a quella dose di indulgenza/complicità che, attraverso il personaggio, ci fa accettare nostri difetti, errori o conflitti. Nella lettura dei saggi invece, se davvero "centrati" sul problema del paziente, scatta un meccanismo di chiarificazione/illuminazione che fa esclamare: "Ma è stato scritto proprio per me!". E questo aiuta a superare le naturali resistenze che, all'inizio, si frappongono tra terapeuta e paziente.

Se leggere non è una delle nostre attività preferite soprattutto negli ultimi anni, viste le percentuali dei disinteressati alla lettura che raggiunge circa più della metà della popolazione totale italiana, potremmo dire che riprendere questa vecchia abitudine farebbe bene non solo alla cultura ma anche alla nostra psiche.
I vantaggi derivanti da quest’attività sono molti ed indiscussi, come affermano la maggior parte degli studiosi in materia. Fin dall’infanzia, per esempio, la lettura ad alta voce aiuta il bambino a sviluppare immaginazione, sensibilità e un miglior bagaglio linguistico (sia scritto che orale). Tutte attività che potranno poi sostenerlo negli anni degli studi più intensi e complessi. L’abitudine alla lettura, infatti, s’impara fin da piccoli. Una pratica che, se coltivata a dovere, rafforza capacità di riflessione e comunicazione, apertura mentale e inventiva.
La lettura di un libro dunque non facilita solo a interagire con gli altri, rendendo in grado di esprimersi al meglio, oppure ad apprendere sempre più nozioni e conoscenze dando maggiore validità a contenuti e argomentazioni, ma consente anche uno speciale dialogo interiore. Conoscere se stessi attraverso la lettura di un libro è possibile, tramite un procedimento di auto identificazione, così come è possibile trovare risposte sulla propria vita, perdendosi in un infinito di mondi nuovi e inesplorati. Si viaggia, si scopre e si impara seguendo un sentiero tracciato dall’autore che può essere arricchito dalla propria visione e dal proprio vissuto.

Come afferma Rosa Minnino nell’articolo Un libro per la mente (www.biblioterapia.it), la lettura consente un processo di crescita e di maturazione culturale, psicologica e sociale. Un personaggio può piacerci per alcune caratteristiche che sentiamo molto vicine a noi o perchè ci piacerebbe avere quelle qualità o, al contrario, un personaggio può non piacerci proprio perchè in lui leggiamo tratti della nostra personalità che non amiamo in noi o perchè vorremmo essere come lui e non lo siamo.
Le fiabe, le poesie, i romanzi hanno un potere evocativo potente e consentono anche l'espressione di emozioni vissute in assoluta solitudine. Il ritrovare " per caso" in una poesia, in un racconto, in un romanzo, in un saggio, similitudini con la propria vita aiuta la persona a gestire le proprie emozioni e i propri pensieri, attraverso la condivisione esperenziale di situazioni che possono avere un significativo impatto emotivo sulla propria mente. I gruppi di lettura, ad esempio, costituiscono nel tessuto sociale un elemento strutturale di forte aggregazione. Leggere ad alta voce – continua Rosa Minnino - condividendo con altre persone la lettura di un libro ed esporre i propri rilievi critici aiuta la persona non solo ad acquisire strumenti e contenuti culturali, ma anche ad "esporsi " agli altri, superando spesso timidezza, paura, vergogna, sensi di inferiorità.

Lo psicologo Raymond A. Mar, della York University di Toronto, recentemente ha condotto alcuni studi sugli effetti della esposizione prolungata alla narrativa, dai quali è emerso che le persone che avevano appena letto un racconto rispondevano in modo migliore ad un test sulle interazioni sociali, rispetto alle persone di un altro gruppo, che partecipava all'esperimento, che invece avevano letto soltanto un articolo su una rivista. Le storie attivano gli stessi processi cognitivi usati nelle interazioni con gli altri. La lettura induce un processo psicofisiologico di rilassamento ed apre la mente a nuovi paesaggi, nuove architetture interiori indotte dalla narrazione.
Strettissima poi è la relazione tra la scrittura e la lettura, entrambe con un elevato potere terapeutico.
Uno degli strumenti terapeutici, infatti, che Rosa Minnino utilizza in psicoterapia, oltre il libro, è la scrittura della propria autobiografia. Ciò consente alla persona sofferente di oggettivare le proprie emozioni, i propri pensieri, la propria storia evidenziando situazioni, rilievi critici, fatti che saranno il punto di partenza del percorso terapeutico, un processo creativo.


Bibliografia

Biblioterapia di Andrea Bolognesi
Elogio della lettura di Michél Petit
La doppia interpretazione: autore e lettore a confronto di Laura Cianci

Sitografia

www.biblioterapia.it di Rosa Minnino