Le coppie che desiderano adottare hanno di fronte un lungo percorso fatto di burocrazia, dubbi, incertezze ed attese snervanti. Per questo l’adozione deve essere una scelta ben maturata, responsabile e pienamente condivisa all’interno della coppia.

Coloro che intendono adottare devono prima di tutto possedere certi requisiti: essere sposati da almeno tre anni (oppure da un periodo minore di tempo se si dimostra di aver stabilmente convissuto per lo stesso periodo) e non aver avuto separazioni, neppure di fatto; l’età degli adottanti deve superare di almeno 18 e non può superare di 45 anni l’età dell’adottato.
L’iter adottivo è diverso per l’adozione nazionale e quella internazionale ma inizia in entrambi casi con la presentazione di una “dichiarzione di disponibilità” all’adozione (più una richiesta di valutazione di idoneità per l’adozione internazionale) al Tribunale dei Minori competente per residenza. Si tratta di una dichiarazione di disponibilità e non di una domanda di adozione in quanto si ritiene che non sia l’adulto ad aver diritto ad un bambino ma piuttosto che sia il minore che si trovi in stato di abbandono ad aver il diritto di essere accolto in una famiglia idonea.
Successivamente il Tribunale avvia le indagini per verificare che gli aspiranti all’adozione siano “affettivamente idonei e capaci di educare, istruire e mantenere il minore che intendono adottare”. Questo compito viene affidato ai Servizi Sociali Territoriali che cureranno la cosidetta “fase istruttoria”.
Gli operatori delle ASL o dei Consultori familiari (assistente socile e psicologo) si occupano quindi di conoscere i coniugi e redigere una relazione psicosociale su di loro allo scopo di fornire al Tribunale tutti gli elementi di valutazione. L’assistente sociale si occupa di conoscere i coniugi approfondendo durante i colloqui argomenti quali la loro storia personale (famiglia d’origine, studi, lavoro, prospettive) e di coppia (storia del rapporto, ruoli all’interno della coppia, organizzazione familiare) e gli atteggiamenti nei confronti dell’adozione (chi ha pensato per primo all’adozione, motivazioni, aspettative) da parte dei coniugi ma anche della famiglia allargata (eventuali figli biologici, nonni). L’assistente sociale inoltre effettua una o più visite domiciliari per verificare direttamente il modo di vivere della coppia, la situazione abitativa, gli spazi destinati all’eventuale accoglienza di un bambino, ecc...

Lo psicologo attraverso una serie di colloqui conosce gli aspiranti all’adozione valutandone la personalità e le dinamiche di coppia e approfondisce con loro temi quali la motivazione all’adozione e la consapevolezza degli aspetti problematici che comporta, la capacità empatiche, di accoglienza, di educare e gestire le difficoltà. Particolarmente importante è la valutazione delle capacità di accettazione della coppia: chi decide di adottare dovrà essere in grado di accettare il figlio così com’è e quindi spesso diverso da come lo si immaginava. La creazione di un’immagine idealizzata del figlio è quasi inevitabile durante la fase che precede l’adozione, ma una volta verificata la differenza tra il “bambini immaginato” e il bambino reale, la coppia dovrà essere in grado di intraprendere un percorso di accettazione. Compito dello psicologo è inoltre quello di affrontare tematiche particolarmente delicate quali l’elaborazione della sterilità. La maggior parte delle coppie che ricorrono all’adozione infatti ha attraversato la dolorosa esperienza dell’incapacità di generare. Lo psicologo quindi dovrà distinguere tra coloro che non hanno adeguatamente elaborato la ferita della sterilità e chi invece ha saputo ritrovare energie e risorse da investire in un progetto nuovo come quello dell’adozione.

Al termine dell’indagine le relazioni degli operatori vengono inviate al Giudice.
A questo punto le strade per l’adozione nazionale e quella internazionale si dividono.
Le coppie disponibili all’adozione nazionale vengono inserite in una lista dalla quale il Tribunale sceglierà, sulla base dei dati ricevuti dai servizi sociali, quella maggiormente in grado di corrispondere alle esigenze dei minori che vengono dichiarati adottabili. In Italia l’adozione definitiva è preceduta da un anno di affidamento pre adottivo, durante il quale gli operatori sociali verificano il buon andamento dell’inserimento familiare del bambino.

Per quanto riguarda l’adozione internazionale invece il Giudice, ricevuta la documentazione dei Servizi Sociali e dopo aver convocato la coppia per un colloquio conoscitivo, decide di accogliere o meno la domanda di adozione con un provvedimento motivato. Le coppie ritenute idonee ricevono un “decreto di idoneità all’adozione internazionale” ed hanno un anno di tempo per conferire il mandato ad un Ente autorizzato per l’adozione internazionale. Tali Enti sono in pratica delle agenzie di intermediazione che si fanno carico dell’intera procedura di adozione in un paese straniero in cui sono autorizzati ad operare. L’adozione internazionale infatti è l’adozione di un minore straniero nel suo paese d’origine in base alle leggi di quel paese.
L’Ente autorizzato propone alla coppia un abbinamento con un minore straniero che andrà a conoscere nel suo paese d’origine . Se l’incontro andrà bene, verrà emessa una sentenza di adozione e, una volta espletate tutte le formalità, il bambino potrà entrare in Italia.