Albert Bandura, psicologo canadese (1925-) ha spaziato molto nei sui studi, dalla psicologia evolutiva a quella sperimentale, dalla psicologia della personalità a quella sociale (Bandura 2006). Inizialmente si è occupato dei problemi dell'apprendimento e, discostandosi dalla concezione dell'apprendimento della sua epoca che associava l'apprendimento all'esperienza diretta, egli dimostrò che nuovi comportamenti possono essere acquisiti anche attraverso esperienze indirette, ovvero mediante la semplice osservazione (Pajares, F. (2004).
L'apprendimento, quindi, per Bandura si basava sull'imitazione ed era resa possibile grazie al meccanismo del "rinforzo vicariante", per cui le conseguenze relative al comportamento del modello (punizioni o ricompense) hanno i medesimi effetti sull'osservatore.
Bandura ha inoltre introdotto il termine modellamento per identificare un processo di apprendimento che si attiva quando il comportamento di un individuo che osserva si modifica in funzione del comportamento di un altro individuo che ha la funzione di modello.
Alcuni fattori che favoriscono per Bandura il modellamento sono: la somiglianza delle prestazioni, la molteplicità e varietà dei modelli, la competenza del modello, la somiglianza delle caratteristiche personali tra osservatore e modello, e l'identificazione che si instaura tra
modello e modellato. Quest’ultima è stata considerata la caratteristica distintiva dell’apprendimento per modellamento e più essa sarà elevata e più l'apprendimento avrà effetto sulla condotta del soggetto.

Bandura analizzò inoltre le variabili coinvolte nel processo di apprendimento chiamando in causa fattori cognitivi quali le aspettative proprie e altrui riguardo le prestazioni coniugando così principi del comportamentismo con quelli della psicologia cognitiva.
Bandura si distacca dagli approcci comportamentisti che ha adottato all'inizio della sua teoria, per poi definire e costruire un approccio orientato ai processi cognitivi allo studio dell'adattamento dell'individuo nell'ambiente. Questa evoluzione del suo pensiero rappresenta il passaggio dalla teoria dell'apprendimento sociale alla teoria sociale cognitiva, ed avviene attraverso l’introduzione di un nuovo costrutto di analisi della condotta: l'autoefficacia percepita.

Bandura definisce il senso di autoefficacia come "la convinzione delle proprie capacità di organizzare e realizzare il corso di azioni necessarie per gestire adeguatamente le situazioni che si incontreranno in un particolare contesto, in modo da raggiungere gli obiettivi prefissati” (Bandura 1997).

L'autoefficacia percepita viene considerata una capacità generativa perchè orienta singole sottoabilità cognitive, sociali, emozionali e comportamentali in maniera efficiente per assolvere a scopi specifici.
Le credenze individuali riguardanti la propria efficacia nel gestire gli eventi influenzano le scelte, le aspirazioni, i livelli di sforzo, di perseveranza, la resilienza, la vulnerabilità allo stress, ed in generale la qualità della prestazione. Indagare le convinzioni di autoefficacia personale relativamente ad un dato comportamento può allora permettere di predire la condotta dell'individuo in quello specifico dominio comportamentale. Numerosi studi condotti su differenti aspetti di personalità confermano inoltre il ruolo dell’autoefficacia percepita sullo sviluppo, l’adattamento e il cambiamento.
Le convinzioni di efficacia determinano la cosiddetta “funzione agentica” (Bandura,1989), ossia la capacità umana di operare in un contesto per modificarlo.
Il concetto di agenticità si traduce in pratica nella facoltà di generare azioni mirate a determinati scopi. Nella valutazione del ruolo dell'intenzionalità Bandura distingue la condotta mirata al raggiungimento di un risultato, dagli effetti che l'esecuzione di tale corso d'azione produce.
L'agenticità è intesa come una funzione riguardante gli atti compiuti intenzionalmente, indipendentemente dal loro esito. Punto di partenza nello studio di questa facoltà è la convinzione di poter esercitare attivamente una influenza sugli eventi. Questo orientamento proattivo è inserito da Bandura in un approccio multi-dimensionale relativo alle determinanti della condotta. Tale approccio riconosce che la maggior parte del comportamento umano sia determinato da molti fattori interagenti tra loro.
Bandura identifica tre classi di cause che influenzano la condotta:
1. I fattori personali interni, costituiti da elementi cognitivi, affettivi e biologici;
2. Il comportamento messo in atto in un dato contesto;
3. gli eventi ambientali che circoscrivono l'individuo e la condotta secondo tale logica gli effetti che la condotta produce sia sull'individuo che sull'ambiente, sono analizzati in termini probabilistici, piuttosto che deterministici.
Il concetto di probabilismo viene sottolineato con molta enfasi da Bandura a proposito del ruolo che gli accadimenti causali hanno nel corso dello sviluppo individuale.

Un ruolo centrale in questi processi è ricoperto dalle capacità personali. Attraverso tali processi cognitivi, le persone sono in grado di conoscere sè stesse ed il mondo, al fine di regolare in esso il proprio comportamento. In particolare, Bandura identifica cinque capacità di base:
- la capacità di simbolizzazione, che corrisponde alla capacità delle persone di rappresentare simbolicamente la conoscenza. Il linguaggio rappresenta l'esempio più evidente della capacità cognitiva di ragionare usando simboli astratti.
- La capacità vicaria, ovvero la capacità di acquisire conoscenze, abilità o competenze mediante l'osservazione o il modellamento di altre persone.
- La capacità di previsione, ovvero la capacità di anticipare gli eventi futuri, estremamente rilevante sia a livello emotivo che motivazionale, in termini, per esempio, di timore degli eventi che hanno da venire.
- La capacità di autoregolazione, che corrisponde alla capacità di stabilire obiettivi e di valutare le proprie azioni facendo riferimento a standard interni di prestazione.
- La capacità di autoriflessione, che corrisponde alla capacità di riflettere in modo consapevole su noi stessi.
Queste capacità, pur essendo funzionalmente distinte, operano abitualmente in sinergia. Le persone regolano la propria vita emotiva e sociale grazie al sistema interagente di processi autoreferenziali che derivano dalle capacità di base. Stabilire obiettivi, monitorare il comportamento in funzione di standard personali, prevedere gli esiti delle azioni in relazione al contesto entro il quale si agisce, valutare e riflettere sulle capacità di affrontare le sfide future, e capitalizzare dall'esperienza propria ed altrui, consentono alle persone di esercitare quell'autoinfluenza alla base dei processi di causazione reciproca e rendono possibile l'agenticità umana.

In sintesi gli individui con un’autoefficacia alta:
- Persevera nei tentativi di raggiungere un obiettivo;
- Attribuisce l’insuccesso a scarso impegno o a condizioni avverse;
- E’ capace di affrontare gli stressors ambientali;
- Ha obiettivi ambiziosi;
- Raggiunge successi personali;
- Ha bassi livelli di stress;
- E’ poco vulnerabile alla depressione;
Chi invece ha una bassa autoefficacia:
Tende ad evitare attività difficili;
- Riduce il suo impegno e rinuncia facilmente di fronte alle difficoltà;
- E’ lento a recuperare il senso di autoefficacia in seguito ai fallimenti e alle delusioni;
- Attribuisce alle sue scarse capacità la mancanza di risultati;
E’ facile preda dello stress e della depressione;

Le convinzioni riguardo la propria efficacia personale costituiscono uno degli aspetti principali della conoscenza di sè. Bandura identifica quattro fonti di informazioni principali per la costruzione dell'efficacia:
1. Le esperienze comportamentali dirette di gestione efficace, che hanno la funzione di indicatori di capacità.
2. Le esperienze vicarie e di modellamento, che alterano le convinzioni di efficacia attraverso la trasmissione di competenze e il confronto con le prestazioni ottenute dalle altre persone.
3. La persuasione verbale ed altri tipi di influenza sociale, che infondono e costituiscono la possibilità di possedere competenze da sperimentare.
4. Gli stati fisiologici ed affettivi, in base ai quali le persone giudicano la loro forza, vulnerabilità, reattività al disfunzionamento.
5. L’integrazione delle informazioni di efficacia.